Presentiamo oggi, all’interno della rubrica “L’Angolo della Filosofia”, una nuova ospite della nostra rivista, la Prof.ssa Gabriella Caprioli, cui va il nostro saluto di benvenuto. Autrice di un articolo molto interessante, ci conduce nel mondo filosofico dell’età ellenistica, analizzando il concetto di “piacere” e il ruolo che ha rivestito nella filosofia delle varie epoche.
Il concetto di “piacere” ha occupato un ruolo centrale nella filosofia delle varie epoche, ed è stato soggetto a diverse interpretazioni, a seconda del contesto storico e culturale di riferimento.
Epicuro, filosofo greco dell’antichità, nella sua concezione edonista considerava il piacere come lo scopo fondamentale dell’esistenza umana, intendendo lo stesso come una mescolanza di benessere fisico, intellettuale e spirituale. Pur considerando la sua concezione etica fondata sui piaceri della vita, tuttavia il suo edonismo è da considerarsi sobrio ed austero, come la critica attuale è propensa a riconoscere, in quanto i piaceri da ricercare sono quelli naturali e moderati come il mangiare, il bere e il dormire con moderazione, senza eccessi, evitando quelli non naturali e non necessari come ricchezza, onori e gloria.
Ma come si può raggiungere la felicità? E che cosa si intende per “felicità” oggi?
“Non si è mai troppo vecchi o troppo giovani per essere felici. Uomo o donna, ricco o povero, ognuno può essere felice.A qualsiasi età è bello occuparsi del benessere dell’animo nostro. Chi sostiene che non è ancora giunto il momento di dedicarsi alla conoscenza di essa, o che ormai è troppo tardi, è come se andasse dicendo che non è ancora il momento di essere felice, o che ormai è passata l’età.
Ecco che da giovani come da vecchi è giusto che noi ci dedichiamo a conoscere la felicità. Per sentirci sempre giovani quando saremo avanti con gli anni in virtù del grato ricordo della felicità avuta in passato, e da giovani, irrobustiti in essa, per prepararci a non temere l’avvenire.” [1]
Considerando che l’animo umano è naturalmente inquieto, sempre alla ricerca di novità e spesso vittima delle passioni, le quali da Epicuro sono considerate come “malattie dell’anima”, per vivere bene si dovrebbe agire su di esse per attenuarle, come sostengono Platone ed Aristotele, o addirittura estirparle, come invece affermano gli Stoici. Il modo migliore per vivere una vita serena, secondo il filosofo greco, è quello di viverla in totale assenza di passioni, cioè praticando l’apatia, e l’unico rimedio per vivere bene è dunque la filosofia, intesa come medicina dell’anima. La finalità della filosofia consiste, infatti, nella conquista di un piacere catastematico cioè stabile e che si identifica con l’assenza di dolore fisico (aponia) e di turbamento dell’anima (atarassia).
Epicuro insegnava che la ricerca del piacere deve essere fondata sulla moderazione e guidata dalla saggezza, per evitare gli eccessi che portano l’essere umano alla sofferenza e lo lasciano poi ancora più insoddisfatto di prima. Sono questi i cosiddetti “piaceri cinetici” legati al piacere corporale e alla soddisfazione dei sensi. Tito Lucrezio Caro, poeta latino del I secolo a. C., che riprende i temi principali della teoria epicurea, definirà questo piacere come “voluptas”, inteso come piacere erotico e prettamente materiale e, pertanto, ma non necessario al raggiungimento della felicità. Il piacere catastematico, invece, è durevole, si basa sulla capacità di sapersi accontentare, di godersi ogni momento della propria vita e di viverlo con intensità.
Oggi la parola “edonismo” ha acquisito un’accezione diversa, piuttosto negativa, molto legata ad un benessere frivolo, ad un piacere smodato raggiunto in assenza di doveri e di responsabilità, dove tutto è permesso in nome della ostentata libertà di “fare ciò che si vuole” e ciò che più aggrada, senza alcun limite a livello morale né etico.
A fronte di tale epocale cambiamento si è sviluppata una forte critica dell’edonismo contemporaneo da parte di alcuni studiosi e sociologi contemporanei, come Francesco Alberoni [2], attento studioso dei fenomeni di massa e dei rapporti amorosi. Nella società attuale si assiste sovente al fatto che la speculazione finanziaria, che privilegia investimenti e guadagni personali, sostituisce gli investimenti produttivi che invece dovrebbero essere finalizzati ad una maggiore occupazione e ad un benessere comune, come anche al fatto che i social, i videogiochi e le notizie sensazionali abbiano sostituito il piacere della lettura dei tradizionali libri custodi di valori e insegnamenti.
Nell’ambito dei rapporti sociali, nella moderna concezione dell’edonismo, ognuno è portato ad anteporre i diritti ai doveri. Anche in ambito affettivo e familiare, come anche nei rapporti d’amore, il sesso fine a se stesso e la cultura dello “sballo” vengono preferiti perchè evitano l’impegno di un rapporto responsabile necessario per la vita a due fondata sulla la fatica di crescere dei figli con sacrificio e con molte rinunce personali.
L’ideale edonista nella società di oggi è una vita dedita al divertimento e priva di impegni, così come viene presentata dalle diverse trasmissioni trash e fondamentalmente diseducative che vengono trasmesse a volte dalla tv e che raggiungono un vastissimo pubblico di giovani, creando una pressione sociale tale da portare ad esagerazioni o distorsione della realtà.
L’edonismo contemporaneo, che si basa sulla ricerca smodata del piacere a tutti costi, soprattutto nelle attuali nuove generazioni porta alla cultura dell’eccesso in cui il benessere dell’individuo coincide con la soddisfazione immediata dei suoi bisogni o quelli ritenuti tali.
Nella società edonistica di oggi, dove si cerca di sfuggire al passare del tempo e allo sfiorire della bellezza fisica, regna spesso un vuoto di valori, il nichilismo [3] che, inteso in riferimento alla concezione del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche, designa “la presunta inarrestabile decadenza della cultura occidentale (…) e insieme la denuncia di questa decadenza e la distruzione teorica e pratica dei valori della tradizione”.
La tensione verso il raggiungimento del piacere a tutti i costi spesso oggi sacrifica il benessere di chi ci sta intorno e di chi è affettivamente legato a noi, e non di rado conduce alla noia e, talvolta anche alla disperazione, in quanto manca la costruzione di significato nella vita, come già asseriva Søren Kierkegaard, il filosofo danese autore dell’opera “Aut-Aut”[4]
Oggi i tempi sono molto diversi dal passato ed il moderno concetto di “piacere” affonda le sue radici nell’attuale società globalizzata, dominata dalla realtà virtuale che porta alla coscienza di una verità distorta ed illusoria in cui domina il culto dell’apparire anziché dell’essere. Oggi si tende a vivere e sperimentare la cultura dell’eccesso promossa dai mass media e dai social media, che ha un impatto preponderante in particolar modo sulla vita degli adolescenti attraverso la promozione di modelli ideali spesso irrealizzabili di bellezza e di successo facile, ottenuto senza sacrificio né fatica. Soprattutto gli adolescenti, infatti, sentono forte la pressione per la propria inadeguatezza in una società fondata sull’apparire e vivono spesso una situazione di forte ansia di fronte alle sia pur quotidiane difficoltà della vita e avvertono, così, la propria inadeguatezza rispetto a queste aspettative, crescendo pieni di paure ed insicurezze.
Evidente è oggi la dipendenza dai social di sempre più persone, con grandi guadagni da parte di chi li gestisce ma che sta portando soprattutto i ragazzi ad una esasperata e continua, quasi ossessiva ricerca dell’approvazione dei propri coetanei. E, in alcuni casi, sta creando dei mostri: si vedano gli attuali esempi di challengers, ossia adolescenti o bambini che si sfidano per dimostrare a se stessi e agli altri di essere coraggiosi in situazioni rischiose, di misurarsi con i propri “limiti”. Queste sfide troppo spesso pericolose vengono ideate per cercare visibilità e, dunque, accettazione dal web tramite “like” e commenti. Inoltre ogni sfida online, anche quelle particolarmente violente, viene registrata e postata sui social e, proprio a causa del fatto che non hanno un contenuto ordinario, diventano virali, raggiungono popolarità e rischiano di essere emulati dai soggetti più fragili.Oggi la pressione tra pari gioca un ruolo importante: imitare e impressionare i propri amici sancisce o rinforza il senso di appartenenza ad un gruppo e non solo tra adolescenti.
La sovrabbondanza di informazioni, a volte non verificate e non veritiere come anche poco educative, influenzano negativamente i giovani che assorbono tali notizie e le introiettano quasi senza rendersene conto, tale è il bombardamento delle stesse su più fronti.
Crescono così i casi quotidiani di autolesionismo e depressione, causati da uno stato emotivo particolarmente fragile.
La cultura dell’eccesso alimenta, a volte, anche il cyberbullismo e l’intolleranza online con episodi di attacchi verbali e discriminazioni, che portano poi conseguenze negative sulla salute mentale di ciascuno.[5]
In sintesi, la società contemporanea vive una complessa relazione con il piacere immediato e ad ogni costo e la conseguente esasperazione dei comportamenti: trovare un equilibrio tra il piacere sano evitando gli eccessi, così come asseriva Epicuro già tanti secoli fa, rimane una sfida per molti adolescenti, ma sicuramente è la strada migliore da percorrere. Dunque, seppur lontano nel tempo, la concezione di Epicuro risulta oggi di grande attualità e validità. E la collaborazione tra famiglia e scuola può aiutare i ragazzi a prendere consapevolezza di questi rischi per poi arrivare a promuovere un utilizzo sano e bilanciato dei social per una migliore convivenza tra tecnologia e umanità.
Gabriella Caprioli
[1] Epicuro, Lettera a Meneceo (sulla felicità), III secolo a.C.
[2] Francesco Alberoni è stato un sociologo, giornalista, scrittore e accademico italiano (1929 – 2023)[3]da Enciclopedia Treccani, on line – Il nichilismo “per estensione, e al di fuori di contesti filosofici, il termine definisce in tono polemico atteggiamenti o comportamenti ritenuti rinunciatari oppure volti alla distruzione di qualsivoglia istituzione o sistema di valori esistente, un disimpegno caratterizzato dalla mancanza di ideali e valori stabili ed una continua ricerca del piacere fine a sé stesso e immediatamente raggiungibile”
[4] Sören Kierkegaard. Copenaghen 1813 – 1855. Filosofo e teologo, è considerato il padre dell’Esistenzialismo. Tra le sue opere più importanti ricordiamo l’opera Aut–aut (1843) basata sulle possibili scelte dell’individuo
[5] Save the children, Challenge o sfida social: cos’è e come proteggere i bambini, del 7 giugno 2023 (articolo on line)
Gabriella Caprioli, Docente di Filosofia e Storia presso il Liceo Scientifico “DE GIORGI” – Lecce – attualmente in servizio. Laurea in Pedagogia all’Università di Lecce con 110 e lode. DIPLOMA DI SPECIALIZZAZIONE post lauream (biennale) in “DIDATTICA DELLA FILOSOFIA” (1500 ore) nell’anno accademico 2009-10 e 2010-11. DIPLOMA DI PERFEZIONAMENTO post lauream (annuale) in “Teoria e metodo delle tecnologie multimediali nella didattica degli insegnamenti umanistici” (1500 ore) – Università Del Salento (2009). VINCITRICE DI BORSA DI STUDIO per il Master in “innovazione educativa e didattica nell’insegnamento disciplinare di Filosofia e Storia” – Associazione Europea Degli Insegnanti – 2009. MASTER ANNUALE post lauream (annuale) con 60 CF in “Innovazione educativa e didattica dell’insegnamento disciplinare: Filosofia e Storia” nell’anno accademico 2009-2010. Premiata con il Premio Internazionale per impegno programmi innovativi – Associazione Europea Degli Insegnanti e Centro Culturale Europeo “A. Moro” – ANNO 2009. Premiata con il Premio Internazionale per impegno programmi innovativi – Associazione Europea Degli Insegnanti e Centro Culturale Europeo “A. Moro” – ANNO 2010. Premiata con il Premio Internazionale per impegno programmi innovativi – Associazione Europea Degli Insegnanti e Centro Culturale Europeo “A. Moro” – ANNO 2011. Menzione di merito al Premio letterario nazionale Vitulivaria. Autrice del libro “Dietro i veli dell’anima. Un libro per chi sa ascoltare”, Ed. Esperidi, 2019