Il punto di vista – “Giugno il mese della Repubblica” – di Mariantonietta Valzano

lente ingrandimento

“Il punto di vista” di Mariantonietta Valzano

Il mese di giugno è iniziato con la Festa della Repubblica ed è proseguito con il Referendum del 12, il cui esito era purtroppo abbastanza scontato: poca affluenza con il 20%, dato mai così basso, sintomo evidente di poco interesse.

Lo strumento referendario da diverso tempo risente di vari problemi che ne rendono vana l’applicazione e l’efficacia. La formulazione dei quesiti alquanto manichei, che non rendono di facile comprensione l’oggetto stesso del Referendum, allontana il cittadino dall’ottemperare al suo diritto di voto. Ad esempio, quanto sarebbe più facile se invece del papello scritto in burocratese si fosse scritto: volete che un condannato in via definitiva sia escluso automaticamente dalla elezione degli organi di Stato? Volete che chi è accusato di aver commesso un reato violento, di mafia o terroristico, chiunque sia di reiterare il reato, venga trattenuto nella custodia cautelare?

Forse sarebbe stato più facile.

Vorrei sottolineare che ci sono paesi come la Svizzera che hanno fatto dello strumento referendario una consuetudine legislativa, con una affluenza alle urne della stragrande maggioranza dei cittadini proprio grazie alla semplicità dei quesiti proposti e alla nettezza della attuazione dei risultati conseguiti, attuando una efficace cittadinanza attiva e democrazia partecipata.

Un’altra criticità da evidenziare è la pertinenza dell’argomento referendario. Ci sono stati in questo periodo programmi televisivi che hanno più volte affrontato e spiegato i quesiti proposti, ma francamente la voce di popolo che si sentiva in giro era una corale richiesta di cosa si dovesse votare. Sinceramente, tranne la custodia cautelare e l’incandidabilità, gli altri argomenti erano prettamente tecnici e di conseguenza anche noi cittadini siamo in difficoltà nel giudicare e nell’orientarci per esprimere un qualsivoglia parere.

Ad esempio, sulla possibilità di far entrare come membri giudicanti dell’operato di giudici e magistrati, anche docenti universitari, quindi personale esterno all’ordine, è un tema che da profana mi porterebbe a sire perché un parere esterno potrebbe essere super partes, ma anche no perché solo chi è interno all’ordine conosce l’effettiva portata dei problemi che ci sono. Mi sovviene, al tal proposito, il paragone con la professione docente: solo chi è in classe sa effettivamente quali siano i problemi e le attività che vengono messe in atto. A tal proposito, il comitato di Valutazione ha come membri dei docenti oltre al dirigente. Quindi come si può valutare una professionalità dall’esterno?

Altresì potrei esprimermi in ambo i modi riguardo alla separazione delle carriere: si perché in questo modo un giudice conoscerebbe anche le modalità operative dell’inquirente, arricchendo la sua esperienza e di conseguenza potrebbe essere più preparato, no perché nell’anomalia tutta italiana in cui i processi hanno una durata decennale, esiste la concreta possibilità di ritrovarsi come giudice assegnato un ex pubblico ministero che aveva coordinato le indagini.

Infine, in merito alle elezioni dei membri del Consiglio Superiore della Magistratura, è giusto avere dei membri di tutte le aree politiche, per una sorta di imparzialità?  Ma tale imparzialità non è già contemplata nel dettato costituzionale che rende indipendenti i tre poteri esecutivo, legislativo e giudiziario? Pertanto, risulta necessario avere sfere di influenza in una espressione della democrazia che è già indipendente per legge.

Forse nel nostro beneamato Paese ci sono delle anomalie che effettivamente rendono altresì anomala l’applicazione della Costituzione e la legiferazione stessa. Ad esempio, a mio parere, i processi non devono durare dieci anni e tantomeno non occorre alcuna indicazione partitica per eleggere membri responsabili di uno degli organi più importanti del nostro Stato quale è il CSM, ma è più che sufficiente garantire che siano elette persone capaci, imparziali rispetto alla politica e di specchiata moralità, cosa che da noi viene tanto sottovalutata mentre negli altri Paesi ci si dimette per scandali anche di poco conto.

Probabilmente non siamo pronti o peggio abbiamo perso la capacità e l’interesse alla responsabilità di cittadinanza, in virtù anche del fatto che in passato si sono fatti Referendum, come quello sull’acqua pubblica, e poi sono stati disattesi gli esiti con manovre machiavelliche. Inoltre, va anche detto che comunque la classe politica degli ultimi anni non riscuote grande fiducia. Si è transitatiti dalla prima Repubblica alla seconda, trasmigrando le stesse criticità clientelari che si sono intarsiate perfettamente tra euro e globalizzazione, con il risultato di considerare la politica non uno strumento per la salvaguardia della cittadinanza ma l’incarnazione del nemico del cittadino, anche sull’onda di strumentalizzazioni che comunque dirigono l’opinione pubblica non sempre per l’interesse della Res Publica.

Forse l’esercizio della democrazia non è quello che gli italiani attribuiscono allo strumento referendario e soprattutto del diritto al voto. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che tale diritto è una conquista che si deve difendere ed è l’unico modo con cui si possono fare le rivoluzioni efficaci che non abbiano rigurgiti violenti ed effetti duraturi.

E … forse… rivoluzioni positive, apportatrici di cambiamenti che rendano il nostro Tempo migliore rispetto al passato, che deve ancora liberarsi da mire autoritaristiche ed egoismo dilagante, generatore di guerre e distruzione dei diritti umani, forse… questo mondo sarebbe diverso. Chi lo sa, magari migliore.
Mariantonietta Valzano

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Rivista culturale on line creata e diretta da Maria Rosaria Teni. Abbraccia diverse prospettive in ambito culturale, occupandosi di letteratura, studi filosofici, storico-artistici, ricerche scientifiche, attualità e informazioni varie sul mondo contemporaneo. Dedica particolare attenzione alla poesia ed alla narrativa, proponendo testi, brevi saggi, dissertazioni, racconti, riflessioni, interviste e recensioni.
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4 risposte a Il punto di vista – “Giugno il mese della Repubblica” – di Mariantonietta Valzano

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  3. Cipriano Gentilino ha detto:

    Votare e votare per un referendum è un diritto da salvaguardare perché è pratica di democrazia, di una democrazia che si rispetta anche con la capacità della politica di farsi programmazione e rispetto dei principi costituzionali …linguaggio serio, adeguato, propositivo, comprensibile , aggiungerei con il “coraggio” di non essere populista !

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  4. Cipriano Gentilino ha detto:

    Votare e votare per il

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