Il punto di vista – “Il 25 aprile, dalle Fosse Ardeatine a Gaza, passando per Bucha e il 7 ottobre scorso” – di Mariantonietta Valzano

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lente ingrandimento

“Il punto di vista” di Mariantonietta Valzano

Oggi è la festa della Liberazione dal Nazifascismo, quel periodo di disumanizzazione che nel secolo scorso ne ha caratterizzato la prima metà, oltre a partorire un paio di guerre. Qualcuno storcerà il naso poiché nella prima Guerra Mondiale non vi era né il Partito Fascista né quello nazista. Giusto. Il primo in Italia si consolida dal 1922 e il secondo in Germania dal 1933. Ma…tutti i semi non si possono trovare proprio alla fine della prima Guerra Mondiale? O meglio, tutti i prodromi sono scritti proprio nella sconfitta tedesca e suo conseguente assetto socio-economico di quasi sfruttamento, a cui la nazione tedesca è stata sottoposta dal 1918, poiché, avendo perso, è stata costretta a pagare un “debito di guerra” tanto  elevato da causare  povertà nella massa dei suoi cittadini e, di conseguenza, un buon bacino per futuri odio e rivolte, come si è dimostrato. In Italia si stavano facendo gli italiani, con tanti sacrifici che la maggior parte della popolazione poco comprendeva. Vi era ancora tanta analfabetizzazione e i grandi latifondi non davano molto agio ai contadini mezzadri che costituivano una grande fetta della produzione. Il Paese, a fatica, stava cercando di modernizzarsi, anche se la povertà restava un grande tappeto in cui soccombevano in tanti, molti, moltissimi. Per cui, anche questo costituì un tessuto adatto a odio, rivalse e ricerca di un salvatore. E come è andato a finire? Alle Fosse Ardeatine è andata a finire. Anche qui qualcuno storcerà il naso e ha ragione chi lo farà. Non si devono mai dimenticare le stragi di Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema e la guerra civile che ha dilaniato il nostro paese dopo l’8 settembre, quando la resistenza partigiana cercava di liberare i territori, pezzo per pezzo, aiutando gli alleati che avanzavano da sud. In tutto questo periodo si sono consumati delitti e vendette, figli di quel regime che aveva portato milioni di persone nei campi di sterminio, nei campi di battaglia o al cimitero. Allora perché le Fosse Ardeatine? Perché fu uno dei tanti atti di vendetta del Reich ai danni di cittadini inermi, che solo il 25 aprile può pacificare. Le esecuzioni, conseguenti l’attentato di via Rasella, sono una ferita nella storia della città di Roma, ma non solo, perché scava il solco del dolore anche nella storia italiana. L’attentato del 23 marzo ad opera di una cellula del GAP, si prefiggeva un atto plateale che potesse spronare i cittadini romani alla rivolta. Facciamo un passo indietro. Dopo l’armistizio dell’8 settembre del ’43, Roma viene occupata dalle truppe tedesche e viene dichiarata “aperta”, cioé non sarà bombardata poiché è incapace di condurre azioni difensive o offensive, in quanto sguarnita di armamenti. Detto ciò Roma è sguarnita anche di cibo; la gente si arrangia per sopravvivere ed è stremata dalle privazioni e dalla fame, sottoposta a vari rastrellamenti che conducono i cittadini ai campi di lavoro o sterminio. Leggendo  “La storia contesa” di Luca Falsini e “L’ordine é già stato eseguito” di Alessandro Portelli, si potrà avere un quadro più ampio e dettagliato della genesi dell’attentato a una colonna militare tedesca in transito, con l’uccisione di 32 soldati e un ragazzino di 12 anni. Riferisco solo degli accenni riportati nei testi succitati. La reazione tedesca fu immediata sia nella violenza che nella pianificazione. Furono presi i prigionieri politici di via Tasso, ebrei arrestati e detenuti per reati comuni, che all’epoca potevano anche essere furto di generi alimentari. Anche dei militari italiani che erano stati fermati perché come tanti non si erano adeguati al regime dopo l’8 settembre. Inoltre, a tutt’oggi, ci sono 7 vittime, prese e mai identificate dopo la scoperta della grotta della strage. Comunque tutte le vittime furono individuate su liste proposte da esponenti fascisti. Ricordo che vennero tutti caricati su camion, fatti scendere, portati all’interno dell’antro nella roccia sulla via Ardeatina e uccisi. Man mano che aumentavano le vittime, i condannati venivano fatti salire sul monte dei cadaveri prima di essere uccisi. 335 morti! Studenti, insegnanti, muratori, manovali, avvocati, commercianti, carabinieri, ragazzini…gente comune, persone. Secondo i racconti dei testimony, che erano i contadini che lavoravano nei dintorni della zona dell’eccidio, si sono susseguiti camion su camion, che scaricavano persone in fila per il loro “macello”. Appena l’eccidio fu concluso, il giorno dopo l’attentato il 24 marzo, sono apparsi in giro per la città volantini, affissi sui muri: “L’ordine è già stato eseguito”. Questo era ben specificato dopo aver comunicato il perché. Nei vari studi revisionisti che si sono verificati, senza peraltro trovare ragionevolezza, si sono accusati i membri del GAP  autori dell’attentato, di non essersi autodenunciati per evitare il massacro. Ma come è ben spiegato nei testi, non vi sarebbe stato neanche il tempo; i nazisti hanno dato subito seguito alla legge marziale in vigore: 10 persone per ogni tedesco ucciso. Nel tribunale che ha condannato gli autori della strage e i mandanti, si è proceduto alla conta, che non tornava, delle vittime. Si doveva procedere all’esecuzione di 320 persone e non di 335; questo fu preso come atto da condannare in via principale nei confronti di Kappler, ritenendolo colpevole di omicidio non di strage. Lascio cadere il discorso, ma mi voglio soffermare su cosa sta succedendo oggi. In Ucraina sono due anni che si combattono due popoli, e non si possono dimenticare le stragi, torture, stupri di Bucha, che tanto assomigliano al massacro di Srebrenica del luglio 1995 e a quello del 7 ottobre 2023 in Israele. Il punto comune sono le vittime, gente comune, inermi, persone. E ce ne sono altre in altri luoghi di questa guerra mondiale a pezzi, a cui manca  un 25 aprile analogo a quello del 1945. In Italia, forse, viste le discussioni che tornano ad ogni anniversario, manca una pacificazione e una accettazione reale dei conti fatti col passato fascista. Forse bisogna sempre ribadire che ai partigiani, a cui si deve la liberazione senza alcun tipo di dubbio, va riconosciuto il valore antifascista come fondamentale per la nostra libertà, per il nostro presente, figlio di quella storia. Il prendere coscienza della storia del nostro passato e delle conseguenze del ventennio, può portarci, oltre le diatribe inutili, a imparare cosa abbia significato. Ricordo che i costituenti lo hanno ben specificato in deroga all’art. 48 e nel proclamare i diritti di libertà, di democrazia e bilanciamento dei poteri LEGISLATIVO, ESECUTIVO E GIUDIZIARIO al fine di non far accadere mai più ciò che è stato. Il mio unico dubbio è: ma tutti gli italiani ne sono consapevoli? Buona festa del 25 aprile a tutti voi.

P.S. non ho dimenticato ciò che sta accadendo a Gaza. Inutile dire che è un massacro a tappeto, dove per colpire i militanti di Hamas si sta procedendo a “radere al suolo” la popolazione. Inutile dire quale covo di odio possa essere questo conflitto da ambo le parti, proprio per le vittime che attualmente ammonta a  34.000 palestinesi e un migliaio del 7 ottobre, senza contare le vittime che ancora adesso si stanno sacrificando sull’altare del non-senso e gli ostaggi che hanno subìto tanti orrori.
Inutile dire che bisogna TROVARE il modo per coesistere in PACE: perché un modo ci deve essere. Ovviamente è inutile dire che è appannaggio di chi ha la capacità e il potere di farla questa pace, l’onere di trovare il modo, non a me né ad altri comuni mortali.
Sembra tutto inutile… Ma forse è meglio dirlo ancora una volta in più.
Mariantonietta Valzano

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Rivista culturale on line creata e diretta da Maria Rosaria Teni. Abbraccia diverse prospettive in ambito culturale, occupandosi di letteratura, studi filosofici, storico-artistici, ricerche scientifiche, attualità e informazioni varie sul mondo contemporaneo. Dedica particolare attenzione alla poesia ed alla narrativa, proponendo testi, brevi saggi, dissertazioni, racconti, riflessioni, interviste e recensioni.
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