Il 2021 si era concluso con la fanfara della ripresa economica e l’incedere inesorabile dell’ondata Covid che, a tutt’oggi, continua a mietere vittime, tra propositi di politiche economiche più rispettosi dell’ambiente con altra magnificazione di un nuovo corso che si deve attuare ineluttabilmente entro un decennio per non estinguersi.
Bene …forse se ci arriviamo chissà come saremo, vista la prefazione di una trama che sa tanto di guerra globale, che ha come nido l’Ucraina e come rapace la Russia. Non parlo di guerra mondiale, perché se dovesse attuarsi la terza versione di essa sicuramente, come disse Einstein, non solo sarebbe l’ultima, ma non si racconterebbe. Guerra globale perché, se il conflitto attualmente è concentrato con battaglie nello stato ucraino, gli effetti sono globali e il coinvolgimento è assolutamente globale. Tutti gli stati sono interconnessi da interessi economici ed energetici. In particolare, i debiti e le materie prime sono fili di una tela che tra ordito e trama parte da un emisfero e finisce nell’altro. Quindi se ora si attuano le sanzioni verso la Russia, esse non sono legate solo ad un contesto regionale, ma coinvolgono il globo intero, sia perché ricadranno sulle aziende e i marchi multinazionali, che dal crollo del muro di Berlino operano nella ex URSS, sia perché le risorse energetiche sono dipendenti dai gasdotti russi molto di più di quanto si creda, e non parlo ovviamente solo del nostro paese ma anche degli stessi Stati Uniti.
Tuttavia, io oggi vorrei porre la mia considerazione su un fatto che nel panorama politico non era stato previsto e che sinceramente sta gettando un’ombra sulla classe politica: il presidente dell’Ucraina Volodymyr Oleksandrovyč Zelens’kyj, ufficialmente Zelensky. Perché pongo l’accento su questo presidente, che alla sua elezione è stato deriso, mentre ora gli si attribuiscono standing ovation in tutti i parlamenti occidentali (gli stessi che, per inciso, lo avevano un po’ snobbato per non dire altro)? Perché ha dato lezione di leadership. Nel momento più buio in cui sarebbe stato più facile scappare e trovare asilo dorato in un altro stato, Zelensky è rimasto in prima linea, dismettendo il completo da presidente e indossando la divisa militare e, come un moderno Alessandro Magno, si è posto alla testa della prima linea, chiamando attorno a sé un popolo alla resistenza contro l’invasione.
Ci sarà sicuramente qualcuno che non sarà d’accordo con me, tant’è che in vari programmi televisivi ci sono esponenti della compagine culturale del nostro paese che asseriscono quanto fosse inutile l’azione del presidente ucraino, poiché …l’Ucraina è spacciata. Francamente la mia delusione non è stata tanto per la conclusione di resa e disfatta quasi paventata a salvezza della popolazione civile, ma soprattutto perché questa gente che costella il nostro panorama televisivo o cartaceo di numi intellettuali e di informazione non ha proprio capito il significato della parola “dignità”.
Dignità di un popolo per la sua autodeterminazione, che combatte incessantemente per la propria libertà. Fate la prova a dire a un ucraino di arrendersi e vi stupirà la risposta, perché nessuno vuole arrendersi e son pronti fino alla fine alla lotta…forse a tutto ciò non eravamo più abituati dal risorgimento fino alla liberazione.
Dignità di un popolo che combatte contro Golia con meno di una fionda.
Dignità di un popolo che patisce per non arrendersi a chi è un despota e ha privato i suoi sudditi di tutte le libertà e le garanzie di un paese civile.
Dignità di chi protesta, come può, contro una guerra non voluta in un Paese monocratico dove non sono contemplate obiezioni o dubbi all’obbedienza, dove il diritto alla libertà è sostituito dal dovere di non averla.
Dignità di una donna anziana che, nonostante l’arresto e l’umiliazione, torna in piazza al freddo, umilmente vestita, con due cartelli… Nella speranza che la sua goccia di umanità possa sconvolgere la follia fino a farla cessare.
Siamo in uno dei periodi più tristi e pericolosi della Storia, non perché ora stiamo dando troppa importanza al conflitto ucraino dimenticandoci che al mondo ce ne sono un altro centinaio più o meno, ma perché il potenziale prosieguo di questa guerra potrebbe essere la terza guerra mondiale, da cui non si sopravvivrebbe. Inoltre, questo conflitto si manifesta dopo una pandemia, che ancora non è conclusa, azzerando i progressi che si erano fatti per uscire dalla crisi e riportare le persone ad un livello di vita migliore degli ultimi due anni.
Ma come diamine siamo finiti in questo preludio di suicidio?
Il popolo ucraino e russo ha una radice comune: discendono da una stessa etnia della Rus’ di Kiev, popolazione che era stanziale della parte comprendente l’odierna Ucraina parete della Moldova e che poi si estese nella Russia fino agli Urali. Il primo approccio fu rivolto ad una unitarietà religiosa individuata nel Cristianesimo, alla cui conversione la Rus’ di Kiev iniziò fin dall’867, quando il patriarca Fozio I di Costantinopoli dette valore all’accoglienza della predicazione cristiana da parte della popolazione che abitava la regione slava orientale. Per poi completarsi alla fine degli anni 980 circa con il battesimo di Vladimir il Grande a Cherson e, successivamente, il battesimo di tutta la popolazione di Kiev nelle acque del Dnepr (un battesimo imposto più a fini politici che religiosi forse secondo alcuni per unificare proprio tutte le genti della stessa etnia che abitavano il territorio suddetto).
Pertanto, i russi e gli ucraini appartengono sostanzialmete alla stessa radice e ciò è anche dimostrato dalla presenza odierna, come nel passato, di famiglie miste russo – ucraine presenti in entrambe le nazioni Russia e Ucraina.
Quindi al di là dei motivi etnici che, come si vede, possono superarsi, le ragioni per un conflitto così cruento e completo si debbono ricercare all’interno della visione russocentrica del Cremlino, che è anacronistica tanto quanto la visione opposta che vede come fulcro gli Stati Uniti, perché nel terzo millennio e in un mondo dove la globalizzazione ha portato tutto meno che la libertà di essere cittadini del mondo, le nuove generazioni hanno una percezione diversa dai padri rispetto alla stanzialità e ai confini.
Inoltre si sta ormai delineando una deriva catastrofica, bisogna fare il punto sulla politica della NATO, che non può essere a porte aperte e forse si sarebbe dovuto valutare prima magari un avvicinamento russo ad essa, altresì valutare le condizioni del terzo millennio della nostra amata Terra, pianeta in pericolo estinzione oltre che per la mancanza di attenzione all’ambiente, anche per la retriva visione a blocchi di un mondo che si paventa sempre più con la necessità di un capo invece di un insieme di persone che convivono.
Infine, è inutile fare accenno al dato di fatto che, purtroppo, registra la presenza di luoghi in cui non vi è libertà. Libertà di esprimersi negata al punto di negare il diritto all’opposizione politica, alla pluralità di pensiero che, a quanto pare, da un’altra parte del mondo viene non solo goduta ma a volte stragoduta fino alla diffusione e alla prevaricazione di idee fake, in virtù di complotti quanto mai cogenti dai medesimi che vorrebbero sventarli.
E come risultato resta una guerra incomprensibile…assolutamente incomprensibile, dove l’unica cosa che abbaglia è la dignità di un popolo che vuol restare libero.
Mariantonietta Valzano