“La felicità” di Lorenzo Fiore


La compostezza stilistica del sonetto che presentiamo oggi dimostra che il ricorso a metri e forme classiche è un prezioso strumento che aggiunge raffinatezza ed eleganza al componimento stesso. Inoltre è da notare la capacità del poeta di inserire in uno schema tipico precostituito, termini e tematiche che, pur espresse con aulica modalità, appartengono al linguaggio moderno, armonizzate in un contesto di schiacciante attualità. Un lavoro di pregio e di valore. [M.R.Teni]

Svanito è il tempo in cui felicità
era la meta dell’uman consesso,
che ne bramava diuturno possesso
e ne scordava la fugacità.

Oggi l’uomo, con cupa avidità,
tenta di compensare col successo,
con il potere, la ricchezza e il sesso
la rinuncia a ormai dubbie verità.

Ma in molti la dolcezza del ricordo
di un sogno forse ingenuo ma più mite
infonde il desiderio di un ritorno;

pur non si può rinnovellare il giorno,
e fra il reale e le speranze ardite
convien cercare più maturo accordo.
Lorenzo Fiore