Il punto di vista – “Quando l’Occidente alza bandiera bianca” – L’Afghanistan 20 anni dopo l’11 settembre.” di Mariantonietta Valzano

lente ingrandimento

“Il punto di vista” di Mariantonietta Valzano

Sarò retorica ma la débâcle misera dell’occidente in 10 giorni in Afghanistan è figlia legittima della Storia, che in realtà non si conosce. Il territorio afgano anticamente era inserito nella Battriana, terra di mezzo tra Occidente e Oriente, snodo cruciale per merci e truppe fin dai Sumeri e gli Ittiti. Successivamente è stato conquistato da Alessandro Magno che ha contribuito alla cosiddetta contaminazione greco – macedone assimilandone usi e costumi e importandone altrettanti. Si arriva poi alla conquista dell’Impero Romano e verso la fine del terzo secolo con l’Imperatore Gordiano anche alla diffusione del cristianesimo. Dopo il 476 d.C. il territorio viene conteso tra i popoli abitanti dell’India il Pakistan e Mongolia, Gengis Khan lo conquista nella sua discesa verso il Gange. Durante tutto questo periodo che va fino all’VIII secolo si assiste a diversi gruppi di etnie caucasiche e asiatiche nel territorio, con diverse Religioni (Buddismo, Induismo, Cristianesimo) che coabitavano civilmente. Successivamente inizia la diffusione dell’Islam e in particola con Avicenna la Battriana diventa centro e crocevia di culture che nello stesso territorio hanno convissuto crescendo e contaminandosi fino ad arrivare agli inizi dell’Ottocento quando irrompe in Asia l’Impero Inglese. Il territorio afgano viene occupato e posto in essere un governatorato filo britannico fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale e all’entrata in scena dell’Unione Sovietica. Fin qui ho fatto un veloce excursus storico, di cui gli addetti ai lavori mi perdoneranno la sinteticità, ma è necessario comprendere che l’Afghanistan è stato sempre un insieme di culture differenti, una terra contesa sia perché era un approdo in mezzo ai territori arabi che indiani, sia per le sue risorse minerarie ed energetiche. La popolazione afgana non è prettamente di origine araba, ma i suoi tratti sono peculiari di diverse etnie, come il suo retroterra. Dopo la caduta dell’URSS si apre un periodo di lotte intestine, in cui i Taleban, che avevano cacciato i sovietici grazie agli aiuti occidentali soprattutto statunitensi, arrivano a conquistare l’intero territorio nel 1996. Se guardiamo le foto degli anni ’70 la popolazione afgana era vestita all’occidentale, le donne in minigonna e gli uomini con i pantaloni a zampa di elefante come la moda dell’epoca; vi erano città fiorenti di commerci e scambi culturali, visto anche il grande patrimonio archeologico di cui era provvisto il Paese.

Poi si arriva all’11 settembre 2001: Bin Laden sceicco prima foraggiato dagli Statunitensi mette in atto una nuova guerra del terrore che come scopo, come tutte le guerre, ha finalità economiche… Inutile che ci ammantiamo di ideologie, il nodo dei conflitti è sempre lo stesso: potere economico cioè potere assoluto.

In Afghanistan ci sono svariati giacimenti di Litio, necessari per produrre batterie e accumulatori dagli smartphone ai pannelli fotovoltaici, Rame, considerato il moderno Oro vista la scarsità di risorse necessarie alla conduzione elettrica, Gas fossili, attraverso il territorio dell’ex Battriana si snoda uno delle principali pipeline che rifornisce il Medio Oriente e zone limitrofe fino alle porte dell’Occidente.

Si può tranquillamente affermare che l’Afghanistan è ricco…senza dovere coltivare l’oppio e tuttavia il 50% della popolazione versa in condizioni di grave povertà e mancanza di istruzione.

Dopo questo quadro andiamo a riflettere su ciò che sta accadendo.

Dopo il crollo delle Twin Towers si scatena una guerra per fermare Al Qaeda e quindi di nuovo una presenza sul territorio afgano di truppe militari straniere occidentali al fine di portare valori democratici e cultura liberale in un territorio martoriato dal regime talebano. Questa è la versione, e per lo più possiamo affermare che le condizioni di vita della popolazione hanno avuto un miglioramento soprattutto nelle città. A tal proposito, i nostri militari italiani hanno effettuato un lavoro a favore della popolazione in tutti loro stanziamenti, tant’è che davano fastidio, e abbiamo dovuto subire il dolore dei morti di Nassiria. Accanto ai militari stranieri hanno operato nel territorio diverse ONG tra cui Emergency che ha costruito ospedali di pregio in molte parti del territorio afgano.

Secondo le politiche Statunitensi – NATO l’intervento pianificato doveva essere volto a impiantare una organizzazione statale e di tutela della popolazione mediante l’investimento di risorse pecuniarie – logistiche – militari per poi lasciare in autonomia il Paese una volta raggiunti gli obiettivi.

Bene …si potrebbe concludere che un ventennio sia un periodo adeguato a tali scopi?

E si potrebbe concludere che prima di ritirare esercito e supporti vari si deve fare un controllo generale? Io credo di sì.

Poi in merito alle obiezioni che non si esporta la democrazia, io rispondo come un mio amico ha detto: “Se gli americani si fossero fatti gli affari loro 80 anni fa a quest’ora parlavamo tedesco! – e aggiungo –  forse manco parlavamo.”

Con questo si giustifica tout court l’intervento militare per esportare democrazia? No, perché bisogna capire e sapere se gli autoctoni oggetto di tale importazione la gradiscono.

Se facciamo questa domanda ai civili sparsi in Afghanistan ora, non dico quelli ammassati all’aeroporto ma anche quelli sparsi nei villaggi, alle donne e agli anziani, io credo che la loro risposta potrebbe non essere in linea con l’obiezione su menzionata, visto ciò che stanno subendo.

Ammetto che a tutt’oggi ci sono una serie di domande a cui non ho trovato risposte.

Ad esempio:

1) se i paesi NATO hanno investito globalmente più di quattro miliardi di Euro (più o meno calcolando in aggiunta i trilioni di dollari investiti dagli USA) come è possibile che non vi sia stata una pallida ma concreta resistenza militare a fronte dell’addestramento e delle ingenti risorse di cui l’Esercito afghano è stato oggetto?

2) di cosa è stato dotato il popolo afghano oltre alle armi e ad un esercito che sembra inesistente?

3) quale ruolo ha avuto la popolazione civile, le persone delle varie etnie presenti sul territorio, che non sono state annoverate in politica, nell’amministrazione e nelle forze di sicurezza?

 

MI sovviene un dubbio secondo cui abbiamo dato soldi e armi a chi voleva solo uno stipendio, lauto in quelle zone, a chi perseguiva l’esercizio di un potere arbitrario, fattori con cui assicurarsi una vita tranquilla senza la minima propensione ideologica verso la promozione e la salvaguardia della democrazia.

In questi ultimi vent’anni sicuramente le donne hanno potuto istruirsi e crescere con più tutele di quante ne avessero mai avute dalla fine del regime comunista sovietico (basta leggere vari documenti o libri in merito e si comprende benissimo come le donne in un regime islamico integralista vengano considerate come un bene mobile da “acquistare – barattare – requisire – sopprimere a piacimento”).

Ora ciò che resta di un ventennio di guerra importata, con diverse finalità che vanno dai gasdotti ai pozzi di petrolio, alla promozione della democrazia e dei diritti umani passando per la lotta al terrorismo e alla coltivazione dell’oppio, sono diverse migliaia di morti tra soldati e civili occidentali e autoctoni che sono lì a braccia conserte a guardarci con fare di rimprovero poiché il loro sacrificio è stato vanificato in soli dieci giorni.

È inutile girarci intorno: il Paese è stato letteralmente consegnato agli insorti, senza resistere in alcun modo…e, nonostante tutto, tra qualche tempo si scopriranno stragi di civili e uomini della milizia sepolti in qualche fossa comune. L’amministrazione Biden ha più volte dichiarato che gli Stati Uniti avevano dotato l’esercito regolare afghano di armi e dispositivi di guerra avanzati e che il numero dei militari regolari era 300.000, forza di molto più numerosa dei Taleban.

Allora la domanda sorge spontanea e doverosa in mezzo alle nebbie: ma ci hanno preso in giro? Intendo dire, erano effettivamente queste le forze regolari oppure erano solo un elenco scritto per avere denari da parte dell’Occidente? E soprattutto quali propositi dovevano animare l’esercito afghano per combattere un nemico tanto spietato e ideologizzato?

Da un verso il presidente Biden potrebbe avere ragione affermando “gli afghani devono lottare per il proprio Paese” ma da un altro mi viene da pensare se i medesimi abbiano interiorizzato un tale valore o se in tutti questi anni si siano realizzate trame di corruzione più o meno evidenti o poco considerate da chi ha elargito non solo un pozzo infinito di denari ma ha sacrificato un capitale umano che invece ha creduto nei valori succitati.

Dopo una guerra che doveva stabilizzare la regione, abbiamo avuto escalation terroristiche e una incontrollata fioritura del mercato dell’oppio. Forse delle domande sarebbero state legittime porsele già da prima.

Ora abbiamo trenta milioni di persone nella morsa della violenza e del terrore, che sta letteralmente allo sbaraglio… e il resto del mondo che rimane come istupidito a chiedersi cosa sia andato storto… come se lo chiede oggi anche la sottoscritta.

Mariantonietta Valzano

Informazioni su culturaoltre14

Rivista culturale on line creata e diretta da Maria Rosaria Teni. Abbraccia diverse prospettive in ambito culturale, occupandosi di letteratura, studi filosofici, storico-artistici, ricerche scientifiche, attualità e informazioni varie sul mondo contemporaneo. Dedica particolare attenzione alla poesia ed alla narrativa, proponendo testi, brevi saggi, dissertazioni, racconti, riflessioni, interviste e recensioni.
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