“Il canto del fiume” di Tone Pavček


Voglio pensare come pensa il fiume.

Correre dalla fonte alla foce

come lui che entro le sue rive

non è mai lo stesso e sempre vivo

scorre nell’eternità

e incessantemente esiste.

Scalza tutto ciò che sfiora

e si porta dietro, lava e sciacqua

gli errori del tempo, i guai degli avi,

la fiducia dei nipoti, l’incredulità,

l’entusiasmo e i meriti, moderando

tutto in giusta misura.

Corri allora. Semplicemente come il fiume.

Dalla sorgente fino all’estuario.

E non dimenticare come sono belli

i grembi dei salici, dove il vento

nasconde i suoi canti,

e gli irraggiungibili orizzonti.

Tone Pavček
(Traduzione di Jolka Milič)

Tone Pavček, uno dei maggiori poeti sloveni della generazione nata alla fine degli anni Venti, è nato il 29/9/1928. Laureato in giurisprudenza è stato per lunghi anni nella redazione culturale della RTV slovena e come direttore nella casa editrice Cankarjeva.
Negli anni del disgelo (gli ’80) è stato Presidente della Lega degli scrittori sloveni e ha svolto altre cariche e impegni sociali importanti. Tra i premi ricevuto spicca la “Prešernova nagrada”, il massimo riconoscimento nazionale per le arti contemporanee. Pavček ha debuttato in poesia nella famosa raccolta “Pesmi štirih” (“Liriche a quattro voci”), del 1953, che rimane una pietra miliare nella letteratura slovena del dopoguerra (raccolta programmatica dell’intimismo poetico di quattro autori (oltre a Pavček, Ciril Zlobec, Janez Menart e Kajetan Ković).
Tra i suoi tanti libri di poesia: “Ujeti ocean” (L’oceano imbrigliato,’64), “Zapisi” (Annotazioni,’72), “Poganske hvalnice” (Odi pagane,’76), “Dediscina” (Lascito,’83), “Golicava” (Pianura sterile, ’88), “Temna zarja” (Albore oscuro ’96), “Upocasnitve” (Ultima china ’98).
I suoi saggi sono in due libri: “Cas duse, cas telesa I – II” (Tempo dell’anima, tempo di vollutà, I e II, ‘94 e ‘97).
Su di lui ha scritto un saggio critico in italiano, anche Arnaldo Bressan nel suo libro “Le avventure della parola”, ed. Il Saggiatore,’85.
Intensa la sua attività di traduttore dal russo (Jesenin, Majakovski, Pasternak, Ahmatova, Cvetajeva, Zabalotski, Voznesenski, Brodski), questi in libri autonomi, e tanti altri nell’ampia “Antologia della poesia russa del’900”. Dalla poesia georgiana ha tradotto il poema di Rustavelli “Il cavaliere nella pelle di tigre”, dal croato Kovacić “Jama” e altri ancora.
Ha partecipato nel 1999 a “Napolipoesia. Incontri internazionali di poesia” e nel 2004 agli “Incontri internazionali di poesia di Sarajevo” dedicati al suo caro amico, Izet Sarajlić. Pavček è morto il 21 ottobre del 2011.
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