“La vita in una mano e la morte nell’altra“, verso che mi ha colpito e che ho colto subito all’interno di questa riflessione poetica della giovane poetessa Francesca Rancati, ospite di questa rubrica dedicata alla poesia. In questa lirica ha espresso un mondo, con i suoi attimi eterni eppur fuggevoli, con le sue contrarietà e le sue passioni nel vano tentativo di “legare il vento“, attraversare le meschine e reali banalità e riuscire tuttavia a respirare, ossia a vivere. [M.R.Teni]
Bagnarsi di pioggia improvvisa
respirare il profumo di terra fresca e umida
colorare una tela bianca
fondersi con i brividi del corpo
eccitando i sensi in un intreccio di passioni
amare il dolore
fulcro di vita
annaffiare la speranza
assaporare la libertà
inzupparsi di luce rischiarando pensieri remoti
legare il vento
fotografare la felicità
dimmi, ci riesci?
occuparsi del proprio bene
cullarlo e accarezzarlo
abbracciare forte i ricordi
aggrapparsi all’amore
leggere sguardi
splendere di semplicità
la forma più difficile da indossare
in un mondo agghindato di falsità
aiutare gli altri
che altro non sono
che te stesso
in diversa forma
condividere felicità
quando l’abbondanza diventa mancanza
non è reato chiedere aiuto
proferir parole dolci
nel tempo
torneranno a sostenerci
quando l’amaro avrà avuto la meglio
rimpicciolirsi: dal piccolo cantuccio si osserva
il mondo crudele
naufrago dalla barca di vita
nomade di casa
appiattito dalla guerra
affamato e scarnificato
distrutto dal male
dissolto tra le ceneri.
La vita in una mano e la morte nell’altra
ma
finchè è concesso
nutrirsi di vita
ossia
centrifuga di gioia e dolore.
Vivere è respirare
allenamento continuo
a impregnarsi le ossa d’aria vitale
che con un flusso uguale e contrario
trasmuta in piombo
valica i confini del corpo
perdendo di vita
e di morte vincendo.
La salvezza dell’esistenza
è quel labile filo
inspiegabile
intangibile
legame
tra morte e vita.
Francesca Rancati