Propongo questa poesia che il poeta Giorgio Bruno ha inviato alla redazione della nostra rivista. La componente evocativa trova il culmine nel verso “… una goccia di rugiada rapisce l’incanto…” che, a parer mio, merita una riflessione speciale sulla forza della parola per esprimere un’immagine interiore.
TI ATTENDEVO
Rotolavo su me stesso ,
su un tracciato umido attendevo
le foglie secche passavano ,mi sfioravano,
cadevano.
Vedevo ruvidi alberi attorno,
come una fitta al cuore il vento li oltrepassava,
nudi vegliavano il sentiero,
nauseabonda la nebbia che s’appoggiava sull’aria,
tormenta i passati ricordi ormai svaniti.
Poi come l’arcobaleno ,
silenziosa,
una goccia di rugiada rapisce l’incanto,
a poco a poco si fa strada tra le foglie tenere,
accompagnata dal raggio ritrovato di sole ,
e scivola fino alla terra ,
per nutrire un fiore,
se lo stomaco si saziasse da solo ,
resterei in eterno rapito,
dallo sguardo dell’amore,
e il ballo iniziato ,
è pronto al debutto.
Giorgio Bruno