
“Il punto di vista” di Mariantonietta Valzano
Si è da poco concluso il sequestro dei pescatori siciliani in Libia, mentre qualche giorno fa si è conclusa l’indagine sulla morte di Giulio Regeni. Sono concluse anche le indagini sulla morte di Mario Paciolla.
Tutto molto concluso…molto.
Sono dei casi simbolo della debolezza considerazione del nostro Paese, un vulnus che ci rende facile ostaggio di Stati che possono sottoporci a ricatti o ritorsioni. Gli interessi economici, anche palesati in questi giorni, ci ancorano come Paese in uno stato di compromesso troppo vincolato se non addirittura sottomesso a logiche di altri Stati che sono molto lontani dall’essere rispettosi dei diritti umani. Di conseguenza l’Italia si trova in una posizione di debolezza tale che di certo non ci rende rispettabili né tanto meno temuti. Gli episodi che ho appena accennato prima non avrebbero avuto gli esiti se al posto nostro ci fossero stati tedeschi, inglesi…statunitensi.
Perché?
Perché sicuramente in una nazione normale sia l’opinione pubblica che la compagine politica, quando si trova in circostanze di confronto internazionale, si compatta in un unicum senza critiche o giudizi che vanno da una parte o dell’altra a scardinare e screditare i nostri “CONNAZIONALI”. Perché una nazione si riconosce dalla sua “coscienza nazionale” che non lascia nessuno indietro, che combatte anche per l’unico che si è perso, che non giudica con spocchia ma si pone l’obiettivo della condivisione della stessa tradizione, cultura … delle stesse civiltà.
Agli occhi degli altri stati noi siamo un mucchio selvaggio, pronti a criticare e accusare concittadini secondo un canone manieristico e pseudopolitico che poco ha a che fare con l’Unità Nazionale.
In un paese occidentale normale dove al suo interno vive e cresce una dialettica socio-politico-culturale di molteplici sfaccettature, Stati in cui prolificano idee e concetti aderenti a diverse visioni della società o della religione; confronti interni concreti e mai tediosi, ripetitivi al punto da essere, oso dire, petulanti come quelli del nostro panorama.
Come possono rispettarci?
Non siamo forse un gruppetto di confusi adolescenti che si agitano e non collaborano neanche di fronte a 78.000 morti? Di fronte a 300.000 famiglie cadute in povertà?
Chi siamo noi che ci definiamo italiani di fronte a stati che fanno a fettine i nostri concittadini-connazionali?
Siamo coloro che davanti fanno la faccia quasi dura per poi dietro porgere una mano questuante e offertiva prodiga di denari a vario titolo?
Io sono molto avvilita poiché siamo frutto di una cultura bimillenaria, foro di conoscenza, di sapere e arte, di scienza e letteratura, di valore e virtù, di valori religiosi cristiani di condivisione e solidarietà…e ci trattano come pupazzi buoni solo a cucinare.
L’Italia in questo momento di pandemia oltre a riflettere su come rifondarsi in ambito economico dovrebbe porsi il problema di come rifondarsi NAZIONE da Gorizia a Lampedusa, Da Bolzano a Palermo, da Aosta a Pantelleria!
Questo non è un rito di appiattimento socioculturale, è un fiorire, un crescere ricco di esperienze molteplici ma con una radice unica, una condivisione di terra e di valori.
Non è il momento di litigi, è il momento di mettersi uno a fianco dell’altro da destra a sinistra, da nord a sud, perché il tunnel buio è lo stesso per tutti e chi ci aspetta fuori non fa distinzioni, siamo tutti ITALIANI.
Peccato che non abbiamo ancora capito che dobbiamo essere tutti ITALIANI anche per noi.
Mariantonietta Valzano