“Il giorno dopo” di Antonio Teni


Propongo la videopoesia “Il giorno dopo” di Antonio Teni, pubblicando il commento che fa l’autore: “E il giorno dopo, cosa resta? Che cosa rimane a noi, in eredità, di questo inutile affaccendarsi, di questo perdersi in mille e più frivolezze del nostro mondo fumoso?
Una nebbia malsana, mortifera, esala da limacciose acque stagnanti, impedendoci di osservare la vita nella sua essenza e di percepirne la fugacità; di cogliere la bellezza nella sua multiforme espressione o di afferrarne il senso. “Si sta come in autunno sugli alberi le foglie”, scrive Ungaretti nella sua esperienza di trincea, che ben suggerisce la caducità delle umane cose. E dunque, nell’ora dell’inopinabile, l’uomo, con il suo anelito di onnipotenza, si riscopre nudo e fragile essere: creatura tra le altre innumerevoli forme di vita. Un umanesimo sbandierato per secoli portando avanti una quintessenza di disumanità. Più di sette miliardi di umanità sparsa in ogni dove, che cerca di asservire la natura per poi trovarsi di fronte a una realtà beffarda. Pensateci: il punto massimo dell’evoluzione della vita, l’ Homo Sapiens Sapiens”, messo in scacco dalla forma più primitiva, un virus, che non può vivere se non come parassita in altri organismi! Miliardi di anni per realizzare che in effetti il parassitismo continua a prosperare. Noi, uomini del XXI secolo, impegnati a edificare torri di babele, stiamo comprendendo in questi giorni tragici, come duro da inghiottire sia il boccone di una solitudine forzosa, imposta; di quanto sia assordante il silenzio del vuoto. Risuonano le parole del poeta John Donne: “Nessun uomo è un’isola completo in sé stesso;…La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell’umanità…”Così, anche per i sopravvissuti, sarà vero che una parte di noi muore in una stanza d’ospedale. Soli e lontani. Intanto,scorrono davanti agli occhi, immagini di un corteo di mezzi militari, che trasportano bare che racchiudono sogni infranti. Ci si augura che si possa imparare da una tragedia. Volare troppo vicini al sole può essere un azzardo per noi ambiziosi Icari. La caduta sarà in ogni caso rovinosa. Grazie a Dio continuiamo a sperare. Fuori la primavera, occheggia attraverso le finestre delle case e ascolta le voci argentine dei fanciulli!

Il giorno dopo

Strade deserte per vite
senz’abbracci…
Lontani per necessità almeno un metro
che divieto dilata
in anni luce.
I quattro angoli del mondo in una stanza
dove soli si muore
senz’amore, annaspando,
naufraghi dispersi in chissà quale lontana galassia…
Nessuno cui rivolgere
l’ultimo sorriso,
una lacrima…
a cui dire:”perdono!”
Albe e tramonti scivolati
via, su vite distratte,
immemori,
dal futile inebetite.
Quanti i fiori sbocciati
non veduti.
Passarono prati e mattini
di pura trasparenza,
durarono il giorno
di una farfalla.
Bellezza ignorata
calpestata!
Il giorno dopo s’attende
il bollettino di guerra: numeri di uomini…
Un mondo impietrito di alberi abbattuti, d’intere foreste cancellate
per ricavare bare
per un cuore
senza palpiti.

Antonio Teni