IL PUNTO DI VISTA – “La buona sanità ” di Mariantonietta Valzano


“Il punto di vista” di Mariantonietta Valzano

 Ho sempre letto o ascoltato notizie di sfaceli vari nell’ambito della sanità. Tragedie le cui sorti hanno portato a perdite di vite che non potranno mai essere né risarcite né colmate. Sinceramente ho sempre stimato la Sanità Italiana come fiore all’occhiello di questo Paese; lo posso asserire da una lunghissima esperienza di famiglia dilaniata da malattie e disgrazie che hanno portato a una decimazione ineluttabile.

Ricordo con estremo dolore il periodo del dicembre 1984, quando mio padre fu salvato da un’operazione alla testa tentata con una volontà coriacea, a cui sono seguiti a distanza brevissima altri quattro interventi, tutti svolti all’Ospedale San Camillo di Roma.

Ma non solo in questo caso ho potuto vedere come funzionano gli ospedali italiani: infatti nel corso della mia vita ho vissuto esperienze di malattia dei miei nonni, zii, cugini in diverse strutture quali il Fatebenefratelli, il Policlinico Umberto I e in strutture al di fuori di Roma, come l’Ospedale di Rieti e Terni.

Ovviamente non sono stati tutti eventi vittoriosi, perché ci sono mostri che divorano le carni contro cui si sta ancora studiando per trovare soluzioni, ma i miei ricordi sono relativi alla dedizione e allo sforzo del personale medico, un Capitale Umano che abbiamo solo in questo Paese, dove non si ha quasi più niente.

Ultimamente ho vissuto un’ennesima “avventura’’ (denominata così giusto per sdrammatizzare un pochino): mia mamma ha dovuto effettuare un intervento in via endoscopica di embolizzazione aneurisma cerebrale.

Non fui d’accordo all’inizio quando mi venne proposto; l’età e le condizioni molto difficili di mia mamma mi facevano temere il peggio…il disastro, ma poi mi è stato spiegato il pericolo e la necessità di procedere proprio affinché le sue condizioni già complesse e precarie non degenerassero in drammatiche, al punto da preferire la dipartita finale all’offesa maggiore fisica e mentale.

Pertanto, dopo essere approdate al Policlinico Gemelli, senza raccomandazioni e con molto scetticismo iniziale, passando per il Pronto soccorso dell’Umberto I (dove mia mamma è in cura da diversi anni presso ottimi dottori), con un ictus devastante in corso, ho conosciuto esponenti di quel prezioso Capitale che con tenace competenza e volontà hanno fatto sì che ancora una volta mia mamma tornasse a casa capace di intendere e di volere anche se non del tutto autonoma (come è ovvio sono cosciente che non potrà mai tornare autonoma e indipendente).  In ciò non vi è stato un accanimento terapeutico pedante che aggiunga anni alla vita …ma per aggiungere una sostenibile e dignitosa qualità di vita agli anni che restano.

Non a caso uso il termine dignità: oggi vi è un vilipendio generale e diffuso a questo valore da non permettere di avere una vita degna di essere vissuta.

In questo mio percorso di vita ho visto infermieri e medici correre da un paziente all’altro, sostenendo doppi turni e, nel caso del policlinico Umberto I, lavorare con apparecchiature nuove in strutture vecchie, combattendo contro i soliti inesorabili tagli di cui tanto si sono fregiati i governi di questa povera Italia ricca di competenze che nel resto del mondo sognano.

In ultima analisi non posso non menzionare i medici di base, che io continuo a chiamare di famiglia perché sono proprio di … famiglia; ne conoscono le debolezze e le fragilità, ne curano i membri fino a quando non possono fare altro che condividerne la perdita. Sono loro la prima linea, coloro che individuano problemi e propongono rimedi, coloro ai quali quotidianamente viene richiesto di essere anche psicologi e assistenti sociali sul campo di un momento storico costernato e affranto di crisi dove lo stress genera malattia e morte, dove la solitudine dei caregivers è lenita solo dalla loro …comprensione e presenza.

Ecco, io credo che in un Paese che si possa definire civile, soprattutto nello sbandierato e ipertecnologico Terzo Millennio, la cura delle persone debba essere messa al primo posto unitamente all’Istruzione e al lavoro dignitoso, perché è il ben – essere che fonda la prosperità e la pace, o pacificazione, di un popolo. Sono convinta che gli sprechi non sono perpetrati da medici e infermieri che ogni giorno vivono la malattia che devasta l’essere umano, malattia contro cui hanno scelto di combattere in diversi modi e ambiti ma con lo stesso identico proposito: salvaguardare la vita. Io purtroppo penso che se in un ospedale il pomeriggio non si può avere la presenza dell’unico medico preposto ad effettuare una tromboctomia urgente, perché giustamente non può lavorare 24 ore di fila, non è da imputare al personale ma a chi nella sua profonda malevole lungimiranza ha decurtato il Capitale Umano di cui siamo ricchi per fini di risparmio, pseudo-risparmio che non è in assoluto nell’interesse delle persone e non va nelle tasche dei cittadini.

A pensarci bene io non so dove vada in realtà.
Mariantonietta Valzano