IL PUNTO DI VISTA – “Il diritto di uccidere… Sparta o Atene?” di Mariantonietta Valzano


"Il punto di vista" di Mariantonietta Valzano

“Il punto di vista” di Mariantonietta Valzano

 Questo articolo è rivolto a tutti coloro che sono in possesso di granitiche convinzioni democratiche e a tutti coloro che agognano l’avvento de “l’uomo forte” capace di prendere decisioni velocemente e con efficacia…. un dittatore.

Siamo oramai da quindici anni in guerra con il terrorismo di matrice fondamentalista islamica. In questi anni ci sono stati tanti mutamenti all’interno dello stesso, con fazioni ed organizzazioni che si sono alleate o combattute. Lo stato attuale è che siamo talmente investiti da questa carneficina di civiltà e umana da non poter esser più tranquilli in nessun angolo della terra. Una delle organizzazioni attive in Africa è Al Shabaab. Il film è la cronaca di una giornata del colonnello Powell, una splendida Helen Mirren, che da mesi è sulle tracce dei vertici dell’organizzazione, per poter poi agire in merito secondo le decisioni prese in concerto con gli apparati governativi, keniota, inglese e americano. Tutto preparato e organizzato. Militari e polizia coinvolti. Nella war room il generale Benson, che solo Alan Rickman poteva interpretare con quella sua aria un po’persa e allo stesso tempo un uomo tutto di un pezzo, deve assistere con i rappresentanti del governo inglese all’operazione. Nel Nevada il tenente Watts, bravissimo Aaron Paul, è incaricato di guidare il drone che trasporta i missili solo come dotazione di sicurezza, lo scopo della missione è riportare in Inghilterra una cittadina inglese convertitasi all’Islam e diventata il numero quattro della lista dei terroristi più ricercati al mondo.

Bene il quadro?

Tutto fila liscio fino a quando per una serie di eventi i tre terroristi ricercati cambiano zona di Nairobi e si trasferiscono nel quartiere controllato da Al Shabaab, per cui le truppe di terra non possono entrare in azione senza causare un massacro. Quindi si ricorre al drone…. ai missili del drone. D’improvviso tutto cambia all’interno della casa ci sono due kamikaze che si stanno preparando, indossando i giubbotti esplosivi per perpetrare l’ennesima strage di innocenti. Ultima ratio… i missili.

Ma cosa succede se nel computo dei danni collaterali c’è la vita di una bambina che sta vendendo pane fuori della casa da bombardare?

Ecco il tema del film

E questa è la mia domanda: chi deve assumersi la responsabilità di scegliere tra una strage di innocenti e una bimba?

Una scelta che non si dovrebbe mai fare, la vita umana ha un valore infinito, non si può quantificare ‘’una’’ contro ‘’tante’’, perché l’incommensurabile non si misura.

La risposta quindi non è ovvia, nei momenti che seguono si dipana il dilemma tra una struttura decisionale plenipotenziaria come quella americana, che avendo fatto i conti della serva non ha alcun dubbio su cosa debba essere fatto, e una struttura governativa democratica in cui si assiste ad un rimbalzo di responsabilità e di decisioni fino alla paradossale affermazione ‘meglio ottanta persone uccise in un centro commerciale mentre fanno shopping, che una bambina uccisa mentre vende il pane. Perché nel primo caso l’opinione pubblica sarebbe dalla nostra parte contro il terrorismo, mentre nel secondo passeremmo per dei carnefici’

Ecco Sparta

Ecco Atene

E in mezzo?

In mezzo c’è il tenente Watts, che richiede un ricalcolo dei danni collaterali, con la speranza di procrastinare il lancio dei missili affinché la bimba possa vendere tutto il pane e andar via mettendosi in salvo…

In mezzo c’è il colonnello Powell con molto pelo sullo stomaco, che cerca di evitare in tutti i modi una strage imminente…

In mezzo c’è il poliziotto keniota che comprando tutto il pane alla bimba si fa scoprire getta il pane e scappa per non farsi ammazzare, mentre lei sta ancora lì, raccoglie tutto il pane e torna a venderlo. Perché la fame è fame…

In mezzo c’è il generale Benson, che ne ha vissute di guerre, ne ha visti di morti, e cerca di far capire che non c’è tempo….

In mezzo ci siamo noi, che demandiamo e deleghiamo la nostra coscienza a chi non è in grado di gestirla…

Non aggiungo altro tranne l’invito ad andare a veder il film, a riflettere.

Tra Sparta e Atene ci sono i Romani ai tempi della Repubblica fino alla morte di Giulio Cesare. Nei momenti di crisi conferivano pieni poteri al Dittatore, solo per il periodo limitato alla crisi da affrontare. Ovviamente come Dictator era individuato un uomo di specchiate capacità e con spessore morale che andasse bene sia ai Tribuni che ai Senatori.

Avevano trovato un giusto compromesso alla lungaggine della democrazia e all’assolutismo di Sparta?

Non lo so. Ma ho un dubbio. E voi?

 Vi lascio con la frase con cui il Generale Benson risponde al politico di turno che con le terga al sicuro si permette di fare la morale a chi, tra le lacrime deve premere quel pulsante che non ucciderà solo il nemico ma anche la propria anima:

‘mai dire ad un militare quanto sia dura la guerra, solo lui lo sa veramente, perché la combatte ’

Dimenticavo la dedica più importante

Questo articolo è dedicato ad Alan Rickman che con il suo ultimo film ci ha regalato ancora uno spaccato di quella umanità, in cui si è cimentato con maestria e bravura ad interpretare durante la sua carriera.
Mariantonietta Valzano