” A volte” di Marisa Cossu


La straordinarietà poetica di Marisa Cossu si rivela nella duttilità elegante e disinvolta nell’usare forme e schemi lirici di matrice classica e squisitamente ricercata. Nell’armonioso madrigale “A volte”, che presentiamo in seno alla rubrica LA TUA POESIA, Marisa inserisce tuttavia elementi di modernità che rendono tale genere attuale e contemporaneo alle inquietudini della nostra società. Il madrigale come componimento poetico è basato sostanzialmente sul modello metrico della ballata e dello strambotto, connesso in origine al canto a più voci, tenendo conto che nella musica occidentale è molto importante il legame fra musica e parola. Il madrigale, che coinvolgeva nel momento dell’esecuzione dalle due alle dieci voci, era la forma preferita di intrattenimento colto: voci e strumenti dialogavano con linee musicali in grado di dare vita a tutti i moti del cuore.  Originariamente lo schema prevedeva due strofe di tre versi ciascuna, variamente rimati, chiuse da una coppia di versi a rima baciata. Le varietà sono tuttavia numerose, e inizialmente era privilegiato l’argomento prevalentemente amoroso a sfondo idillico, soprattutto pastorale.  Come ogni genere letterario, comunque, anche il madrigale subisce delle mutazioni nel corso dei secoli e dal Cinquecento progressivamente si allontana dal canto e si afferma una maggiore varietà metrica accompagnata ad una molteplicità di argomenti fino ad abbracciare la politica, la morale, la filosofia. Successivamente, nella sua forma antica, si assiste ad un recupero otto-novecentesco e torna in uso presso poeti come Carducci, D’Annunzio e Pascoli ( nella sua poesia Lavandare).  Nel madrigale di Marisa, la ricchezza di figure retoriche e lo scavo nella profondità della parola danno vita ad un felice sincronismo tra musicalità e realismo, tra armonia del verso e crudezza del lemma che viene addolcita dalla chiusa lieve e speranzosa. [M.R.Teni]

A volte

(madrigale)

A volte trovo pace in una zona

dove a me stessa parlo e, come nuda,

dal più profondo la parola suona

povera ed essenziale, spesso cruda,

nel dichiarare ciò che altrove è vano,

con la forza discreta di acqua pura.

È la voce che canta senza orpelli

la verità dell’essere, cercata

nel seno di quell’eco che, spogliata,

leggera sale e canta con gli uccelli.

Marisa Cossu

ph Eleonora Mello