
“Il punto di vista” di Mariantonietta Valzano
Siamo giunti a Natale, un periodo in cui ritornano i film pieni di buoni sentimenti, in cui le città si riempiono di luci, si pianifica il periodo di feste condendolo di viaggi e uscite fuori porta.
Natale.
Dove nelle chiese fioriscono i presepi che ricordano il significato vero di questa festa cristiana, una festa di rinascita, di speranza e di condivisione.
Natale.
Ma siamo realmente tutti aderenti a questa festa?
Tra le guerre che mietono vittime in ogni dove, con le sue crudeltà dal sapore acre della tortura, che poco ha a che fare con il Gesù portatore di pace, e le ristrettezze dovute ai limiti di una crisi economica, con case fredde e negozi chiusi, con persone che giacciono sui marciapiedi a chiedere denaro…è comunque Natale.
Il terzo Natale della pandemia.
In giro si cerca aria di normalità, ma non vi è, è un clima di festa carico di passato. Si cerca l’oblio dal passato, ma non si può, perché le pagine scritte restano in dote nel libro di ognuno di noi.
La tv, tra una partita e l’altra, mostra le testimonianze coraggiose di un popolo che si fa sparare ed impiccare per rivendicare diritti scippati da una rivoluzione che ha tradito l’Iran. Nelle nostre case sono tornate le luci e le riunioni familiari senza mascherina, con i sorrisi e un po’ di tosse, residuo di influenza che, come uno tsunami, sta tornando a prendere il centro della scena.
In tutto questo turbinìo l’unica cosa vera restano gli occhi dei bambini.
Lo sguardo aperto e felice.
Lo sguardo pieno di sogni.
Lo sguardo vivo, che sa di Gesù non solo in senso cristiano, ma Gesù umano, quella scintilla di vita che popola questo pianeta che resta azzurro soltanto nei sogni.
I bambini vivono l’autenticità, non hanno bisogno di “possedere” di “invadere” di “comandare “perché è tutto il mondo un loro “possesso condiviso”. I bambini si guardano per vedersi, per ridere di cose semplici. I bambini litigano per fare pace, hanno la saggezza del “fare la pace”, costruire un modo per stare insieme, mettendo in comune i colori e disegni. Ai bambini non occorre una religione complicata, loro sono semplici e diretti nell’accettare a piene mani i doni, grandi o piccoli. Ai bambini piace la bellezza che non alberga nella distruzione, loro sono in grado di vederla e di cercarla ovunque. Ai bambini piacciono gli abbracci e poco importa se sono tutti colorati, se non parlano la stessa lingua, gli abbracci hanno tutti lo stesso suono: quello del cuore.
Ecco…il terzo Natale dovrebbe…deve essere il Natale di un’Umanità che torna bambina.
Con la speranza negli occhi e l’amore nelle mani. Il Natale della saggezza semplice dove i colori sono bellezza e il possesso è condivisione.
Auguri a tutti voi
Mariantonietta Valzano
Ritrovare il bambino che è in noi per riguardarci con l’umanità della speranza . Condivido .Grazie
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