“Trasparenze di uomo” di Antonio Teni


C’è tutto l’amore di un figlio per il proprio padre, c’è la poesia infinita di un rapporto che non si estingue al calar della sera, ma prosegue nella notte dei ricordi, notte illuminata dal chiarore delle stelle. Una lirica struggente, venata di malinconia intrisa di levità dolce e nostalgica. Le preziose fioriture sinestetiche suggeriscono immagini di rara bellezza, e le ricorrenti personificazioni donano un significato di incontaminata purezza, a denotare la maestria del tratto poetico. [Maria Rosaria Teni]

Stagione di vendemmia,
Padre mio!
E il dolce umore
è ambrosia e canto!
Ritornello dei nostri occhi
nell’azzurro…
Lieve, ti muovi nel sole:
Il tuo berretto
di sogno da marinaio,
cucito col fumo
di sigaretta.
Fischettando vai,
ventilando canzoni
su una vela.
Musica e vento
e una ghirlanda
di spuma.
Levità di dita
su una tastiera.
Profugo l’orizzonte
segue la anima tua
apolide…
Lì, dove l’isola dei naufragi,
lontana fino al prossimo
battito di ciglia, e
del cuore,
occheggia e sorride!
Trasparenze di uomo,
che la terra abbracciava
e la famiglia.
La tua storia di calli
e di condanna alla segatura,
sulle palpebre e i cigli,
di padre in figlio
riecheggiò.
Con un verde d’acqua sorgiva-
o casta meraviglia-
nell’iride sonora.
Rammenti e riavvolgi
nei labirinti dei perduti passi,
novello Teseo,
storie di giorni di neri capelli
nel vento
e di virile giovinezza…
inseguendo il biondo,
muliebre canto
dell’adorata estate.
Gioco di sopraccigli,
lungo la polverosa strada,
che il viale sognava
dell’alba ubertosa.
Papà, mi guardi e poi…
nel mare di Elena
ti tuffi, t’immergi…
L’ amata madre, che azzureggia
in un  soffio di sole…
Cercherò me stesso
nei brillii sparsi
oltre i lungomari
del mio cammino.
Per ritrovarti alfine
nella chiarità di
un lungocielo.

Antonio Teni

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