“L’altro me stesso” di Marino Moretti


L’altro me stesso guarda il suo giardino,
guarda le cose intorno,
sorride a queste cose, al verde, al giorno,
a tutto come quando era bambino.
E qui sente che il tempo s’è fermato,
che s’è come staccato
da tutto il resto e la morte è lontana,
e che ogni attesa è vana,
se non esiste piu ora e stagione,
ma soltanto quel basso e quel giardino.
Perch’io son quel bambino
con la sua sfida nella mia prigione.

Ho scelto una poesia che amo, come amo del resto il Crepuscolarismo e i suoi rappresentanti. Pubblicata per la prima volta nel volume Diario senza le date (1926 e seguenti), incluso come sezione automa in Tutte le ‘poesie, 1966. Meno nota della più famosa “Cesena”, che è il manifesto della lirica di Moretti   (Cesenatico 1885 – 1979)  è un componimento che racchiude un mondo, il mondo di un poeta e la mediocre quotidianità che si consuma in una visita alla sorella da poco sposatasi. Un poeta e  scrittore sui generis che si rifiutò di completare gli studi e che firmò pagine di una prosa coltissima. Affermò con nettezza “io non ho nulla da dire” e nel corso di settant’anni di attività pubblicò più di settanta libri. Considerava la sua poesia solo prosa-poesia… ma la padronanza di uno spiccato  senso per la rima, l’uso di metriche perfette uniti alla capacità di mettere in verso temi lontanissimi o forse sino ad allora ritenuti totalmente inconciliabili, fanno di lui uno dei più significativi tra i poeti del suo tempo. Considerava le sue poesie come se fossero scritte “col lapis” – per dire che potevano anche essere cancellate – ma sono rimaste incancellabili nella memoria di generazioni di lettori. Un “crepuscolare” che per alcune immagini poteva risultare folgorante e la sua “poetica delle cose” non trascurò il senso più profondo e recondito di quegli oggetti della sua poesia. A Firenze fiorì la sua stagione di poeta crepuscolare: dopo l’esordio con Fraternità (1905), vennero le raccolte Sentimento (1907), Poesie scritte col lapis (1910), Poesie di tutti i giorni (1911) e Il giardino dei frutti (1916). Incontrò intanto Corazzini e Govoni, e iniziò una corrispondenza epistolare con Gozzano, oltre a collaborare all’importante rivista letteraria La Riviera Ligure. Nel 1917 pubblicò il romanzo Il sole del sabato, con successo di pubblico e di critica.
Partecipò alla Prima guerra mondiale nei servizi della Croce Rossa. Nel 1922 cominciò la sua collaborazione trentennale con la pagina letteraria del Corriere della Sera. Nel 1925 firmò il manifesto antifascista di Croce e per questo si vide rifiutare da Mussolini, nel 1932, il Premio dell’Accademia d’Italia. Dopo una lunga carriera letteraria si spense a Cesenatico nel 1979.
Moretti scrisse quasi sempre a Cesenatico, con qualche viaggio nei paesi europei. Scrisse numerose raccolte di racconti e romanzi, che ritraggono semplici protagonisti e vicende provinciali, con attenzione al dettaglio d’ambiente e un tono di sorridente malinconia. Fra i titoli più noti: La voce di Dio (1920); I puri di cuore (1923); Il segno della Croce (1925); Andreana (1935); La vedova Fioravanti (1941); quest’ultimo è l’opera migliore); I coniugi Allori (1946); La camera degli sposi (1958).
Negli ultimi anni tornò alla poesia, con “L’ultima estate” (1969), “Tre anni e un giorno” (1971), “Le poverazze. Diario a due voci” (1973).