L’ospite di oggi è un giovane poeta che ha inviato due liriche di forte spessore emotivo. Sono ben lieta di ospitare giovani che hanno passione e amore per la poesia e la trattano con la giusta delicatezza.
Lascio il commento alla Professoressa Teresa Pascali che così scrive sulla lirica “Volare o Amare”: “Il giovane poeta nei suoi versi mette in rilievo l’ importanza che la poesia assume nella sua vita. La poesia è balsamo del cuore, catarsi dal dolore che turba la sua giovane esistenza, appesantita dalla banalità del vivere . La poesia è la musica del cuore . Il verso, la scrittura poetica può tutto, compie il miracolo : fa vibrare l’ anima, liberandola dal dolore, dal limaccioso grigiore quotidiano . L’ io lirico del poeta soffre in bilico tra terra e cielo poetico, ma solo la poesia, riesce a liberarlo dai gravami terreni donandogli serenità interiore . “.
Volare o Amare?
Per volare
bisogna avere il cuore libero.
Per essere liberi,
il cuore non deve pesare.
La poesia m’appartiene
è vita,
un fiume in piena.
Non posso impedire al mio essere di scrivere,
– ma non posso impedire al cuore di amare –
le parole vorticano
è un tuffo nel dolore.
Vivo per Lei
perché batte in me,
non posso non ascoltare
i tamburi del petto.
E sono dannato
perché scelgo di Amare
e non volare.
Ma cos’è questo amore che mi ancora?
Perché non riesco a volare
e sento il petto pesante…
Un turbine di gioia e dolere
mentre cado nel fango di un mondo morente.
Perché non riesco a Volare?
È il cuore pieno di vita che mi blocca.
Ma sono fatto per la Tempesta.
Solo quando scrivo il mio cuore si libera,
e con la Poesia
riesco a stare, – ad essere –
casa mia.
Nella seconda poesia “I dolori dell’Anima” si evidenzia un cupo pessimismo. L’ animo del poeta ” vola alto” solo quando scrive, altrimenti soccombe al dinamismo alienante che caratterizza l’ uomo moderno . Solo la poesia colora la sua esistenza. La percezione lirica del poeta, dopo l’ atto creativo, è come un “fiore senza colore” che soccombe, al suo ineluttabile destino di morte . [Teresa Pascali]
La mia anima vola quando scrivo,
lieve se ne va un sospiro.
Ed io rimango un contenitore vuoto
di carne e d’ossa,
abbandonato al moto
di questo mondo morto.
Il dolore che viene dal petto
mi ricorda che anch’io son perso.
I dolori dell’anima
mi lacerano il corpo,
anche se non esisto:
sono morto.
Ma morto non sono,
vivo in questo mondo che non esiste
se non nelle teste delle persone.
Dopo aver scritto
lo scrittore è nulla,
un misero contenitore
lacerato dai dolori.
Non ha più spina dorsale,
un’ameba in preda
a terribili convulsioni.
Egli è un fiore
senza colore,
appassito
al suo Destino.
La morte, alla fine,
è il suo unico pensiero.
Perché Lui
è Morto.
Enrico Biasotto nasce il 19 aprile 2001, a Giessen (Germania), vicino a Francoforte. Nel 2006 la famiglia si trasferisce definitivamente in Italia per agevolare l’inserimento scolastico dei figli (Enrico e Matteo). Consegue il diploma di istruzione secondaria di primo grado presso l’istituto comprensivo 3 “A Brustolon” di Conegliano. Successivamente si iscrive all’istituto tecnico I.S.I.S.S. G.B. Cerletti, nell’indirizzo viticolo enologico. Apprendendo a malincuore, durante il penultimo anno di aver sbagliato scuola, la sua vocazione è la poesia e la letteratura. Attualmente vive a Santa Lucia di Piave, passando il tempo tra gli studi enologici, scrivendo poesie e ballando salsa e bachata.