“Il portone” di Giosuè Banconi


Una delicata storia metaforica che ha in sé delle profonde riflessioni e descritte con perizia stilistica e canoni narrativi ben calibrati.  Di grande profondità la riflessione compiuta dall’autore in questo periodo: “… il migliore scalatore non si riconosce perché è riuscito ad arrivare più in alto ma perché quando si volta e vede il paesaggio che gli sta sotto sente bisogno di fermarsi a mirarlo al di là dei confini del tempo…” che, ancora una volta, vede il continuo dissidio tra il tempo vissuto e il tempo che non ritorna, in un ricordo costante che fa della vita un’unica, grande e meravigliosa avventura. [M.R.Teni]

Ciao,ti ricordi di me?

Sono il portone che ha chiuso, aperto e cigolerà ancora nella tua camera. É passato tanto tempo da quando tua madre  e tuo padre decisero di comprarti dal negozio di articoli usati del vecchio Mario ”sulla quinta strada” come amavi dire tu richiamandoti agli innumerevoli film americani che vedevi. Mi hanno comprato per tenerti al sicuro come se quattro assi di legno potessero tenere lontani i mali del mondo,mi hanno comprato,ma forse loro ancora non lo sapevano, per aiutarli nel loro compito di genitori senza preoccuparsi della ,mia mancanza di parola che, forse, a ben pensarci, è un bene perché voi umani parlate tantissimo ma vi rivolgete quasi sempre a voi stessi. Poi nascesti tu, un batuffolo di lana nascosto dal candido abbraccio dei tuoi parenti e subito ci conoscemmo con una craniata che nonna Lina ti fece prendere mentre cercava gli occhiali per terra dimenticandosi di averti te in braccio. Povera nonna tanto contenta quel giorno da fermarsi a salutare tutto il vicinato per raccontargli la lieta novella, Quanti pianti, quante gioie, quante speranze e delusioni potrebbe raccontarci se non fosse già da un pezzo in quella tomba di candida pietra in quel posto in cui il silenzio è memoria e ogni parola un fiore prezioso. Scusa mi interrompo un attimo ma un tarlo mi sta divorando la parte superiore e mi viene da far scappare una lacrimuccia. Ok , riprendiamo. Sei diventato grande man mano che passavano le ore ed hai incominciato a parlare con me , forse perché ad altri non volevi rivolgerti o forse perché non ti ho mai deluso con un no e quindi nonostante sia rimasto per tutti questi anni attaccato alle mie giunture ho vissuto la tua vita grazie alle immagini delle parole. Ho baciato la tua prima ragazza, ho litigato con il tuo migliore amico, ho fatto vacanze stupende con i tuoi genitori e poi….poi mi sono svegliato dal torpore dei sogni e mi sono risvegliato scoprendomi solo in una stanza vuota poiché tu te ne eri già andato via verso un ‘ altra fantastica avventura. Quanto è brutto il risveglio da un bel sogno vero? L’hai sperimentato anche tu quando i tuoi genitori si sono lasciati e hai dovuto sopportare le urla ininterrotte, i sussurri, i sibili della gente incapace di comprendere ,vogliosa di errare ma bastava un clic e io mi chiudevo per riaprirmi come una vela quando il mare fosse stato calmo per raccogliere quel refolo di vento che ti avrebbe permesso di progredire. Avanti. Perché solo i vecchi e quelli che dell’Avanti hanno paura, tentano di imprigionarsi in un angolo di memoria. Seguirono le trafile con gli avvocati: quello di Papà era un signore cicciotto dagli imponenti baffi che tentò di convincerti a caramelle a sostenere la causa, mentre quello di Mamma non l’ ho mai visto ma me lo immagino molto antipatico perché la costrinse a farti , a te bimbo di undici anni, la fatidica domanda:”Vuoi stare con me o con tuo padre?” E tu rispondesti : “Voglio il mio portone!” Povera psicologa, chissà cosa avrà pensato o quali libri avrà consultato per capire il tuo problema! Che poi, cara la mia Esperta, credo che si possa chiamare semplicemente bisogno di normalità e sicurezza. Hai superato anche quella situazione con coraggio, hai raggiunto i diciotto anni, hai vomitato la notte sulla sbronza della sera passata, hai tossito e sputato la tua prima sigaretta, hai trovato”l’amore della tua vita”. Sai..non credo nel vero amore, troppe volte ti ho visto piangere ma credo nella gioia ,non in quella di carta che vola via e non torna più indietro ma quella che come una pietra troppo pesante scende dalla superficie della tua bocca fino a depositarsi nel punto più buio del tuo cuore per accenderlo ed illuminarlo con luce fioca ma costante. Quindi,ancora oggi che la barba ti appesantisce il viso e ancora non hai trovato pace, ti consiglierei di continuare nella tua ricerca se essa ti dà ancora felicità se no puoi rinunciare perché, ricorda, il migliore scalatore non si riconosce perché è riuscito ad arrivare più in alto ma perché quando si volta e vede il paesaggio che gli sta sotto sente bisogno di fermarsi a mirarlo al di là dei confini del tempo.  Ne è  passato tanto di tempo e io sono ancora qui. La casa è diroccata perché tua madre si è trasferita lontano, tuo padre ha invitato al ballo i tuoi antenato e tu te ne sei andato.Via.  Sapevo che sarebbe successo ma non ero pronto a sopportare la solitudine e l’inutilità che ora possiedo dalla tua partenza.In fondo ero solo una pietra che, lanciata da te, si era illusa di saper volare per poi ricadere a terra. Ma non dimenticata. L’ altro ieri sei tornato, imbiancato ma ancora vivo nel profondo,per attraversare la schiera di detriti e venirmi a trovare. Mi hai toccato ed ancora una volta ti sei sentito al sicuro, ma in fin dei conti non sei l’ unico anche gli uccellini si fidano e mi affidano i loro piccoli, Marco che appena ventenne ha perso la voglia di vivere mi racconta la sua vita tra un soffio e l’altro mentre Ayub mi chiude come faceva quando era in Africa forse illudendosi così di rivedere un barlume di speranza. In fondo quando tu eri arrabbiato Mamma e Papà parlavano con me per cercarti nel profondo dei miei nodi. Mi hai toccato ancora e mentre la luce svaniva in nugolo di stelle mi hai detto:”Ti ricordi di me?”


Giosuè Banconi, nato a  Città di Castelloil  14-04-2000, è risultato  primo nella sezione Poesia al Premio nazionale Raffaele Croci, menzione al 31° premio internazionale del Movimento per la vita italiano, ammesso alla Scuola di orientamento estiva della Scuola Normale di Pisa