Il mondo sottomarino,
foreste al fondo del mare, i rami, le foglie,
ulve, ampi licheni, strani fiori e sementi,
folte macchie, radure, prati rosa,
variegati colori, pallido grigio verde,
porpora, bianco e oro, la luce vi scherza
fendendo le acque.
Esseri muti nuotan laggiù tra le rocce,
il corallo, il glutine, l’erba, i giunchi,
e l’alimento dei nuotatori.
Esseri torpidi brucan fluttuando laggiù,
o arrancano lenti sul fondo.
Il capodoglio affiora a emetter lo sbuffo
d’aria e vapore, o scherza con la
sua coda.
Lo squalo dall’occhio di piombo,
il tricheco, la testuggine, il peloso
leopardo marino, la razza.
E passioni, guerre, inseguimenti, tribù,
affondare lo sguardo in quei fondi
marini, respirando quell’aria così
densa che tanti respirano,
il cambiamento, volgendo lo sguardo qui
o all’aria sottile respirata da esseri che
al pari di noi su questa sfera
camminano.
Il cambiamento più oltre, dal nostro
mondo passando a quello di esseri
che in altre sfere camminano.
Walt Whitman da Foglie d’erba, 1855

ph Eleonora Mello
WaltWhitman – Poeta statunitense (West Hills, Long Island, 1819 – Camden, New Jersey, 1892). Fortemente legato a una visione armonica dell’universo naturale, che trova nei fondamenti progressisti del trascendentalismo di R. W. Emerson ispirazione e sostegno, W. dà vita nelle Leaves of grass, la sua opera principale (edita dal 1855), a una poesia nella quale i tratti più vari della realtà coeva si fondono in un linguaggio magmatico e innovativo, fitto di contaminazioni e di neologismi, di ripetizioni e di allitterazioni che, assumendo i registri e i moduli della tradizione orale, conferiscono al verso libero un andamento spiccatamente musicale. Stabilitosi a Brooklyn con la famiglia, abbandonò la scuola a undici anni per praticare il mestiere di tipografo. Tornato a Long Island si dedicò all’insegnamento, e dal 1838 iniziò un’intensa attività di giornalista, che nel 1848 lo portò per tre mesi a New Orleans. Il soggiorno al Sud si rivelò una tappa fondamentale della sua maturazione artistica. Dopo i primi esperimenti letterari (raccolti e pubblicati postumi in The uncollected prose and poetry, 1921, e in The half-breed and other stories, 1927), nel 1855 pubblicò la prima edizione di Leaves of grass, che dai dodici componimenti originari si sarebbe espansa attraverso altre otto edizioni fino a raggiungere, nella cosiddetta deathbed edition del 1891–92, la fisionomia definitiva di un’opera monumentale, proporzionata alla grandezza e alla varietà del continente americano. Vigoroso e provocatorio, il lessico della quotidianità con cui W. rifonda la poesia americana si fa veicolo di quella visione intensamente romantica e al tempo stesso genuinamente egualitaria, che permea le varie fasi di un’epica moderna democraticamente rivolta all’individuo e alle masse di americani da cui essa trae ispirazione. Al prevedibile disagio con cui le prime due edizioni furono accolte, tanto lontana era l’apparente rozzezza del verso whitmaniano dal decoro formale dei modelli canonici della tradizione inglese, fece seguito una graduale inversione di tendenza: a partire dalla terza edizione (1860), che includeva le nuove sezioni Children of Adam e Calamus, con la quarta (1867), arricchita da Drum Taps, e la quinta (1871), in cui apparve Passage to India, le Leaves ottennero un consenso culminato, negli ultimi anni di vita di W., nel pieno riconoscimento della grandezza della sua opera. Se l’impatto di W. sulla poesia americana del Novecento, dalla cosiddetta scuola di Chicago (C. Sandburg, V. Lindsay, E. L. Masters) a modernisti come W. C. Williams, H. Crane ed E. E. Cummings, è stato straordinario, non meno importante si è rivelato il suo influsso sulla poesia inglese ed europea, grazie alla mediazione di W. M. Rossetti e di O. Wilde prima, e poi a quella di espatriati come E. Pound e Th. S. Eliot. Al suo capolavoro indiscusso W. affiancò occasionalmente pubblicazioni in prosa, tra cui Democratic vistas (1871), di argomento politico, Specimen days (1882), considerazioni sul periodo della guerra, e November boughs (1888), in cui raccolse i suoi pezzi giornalistici. [Enciclopedia Treccani]