Simbolica e strutturata su blocchi compatti di versi omogenei dal punto di vista concettuale, la lirica si compone di immagini di grande impatto: «Forse, nel tuo volare, più di me tu sai, ché sei Anima e Natura, che per te parla e canta, e per me urla e minaccia», nell’identificazione con un gabbiano che consente un volo metaforico. La poesia di Andrea è matura e consapevole e apprezzabile soprattutto se si considera la giovane età dell’autore. [M.R.Teni]
Tu voli, mentre imbrunisce l’azzurro
e si dilegua il nuvoloso mare
delle onde spento e silenzioso.
Tu, calmo, placido, sbatti l’ali,
così vicino al pensier mio,
così lontano dalle navi.
Sei, tu, caro gabbiano, l’uomo felice?
Che domande non si pone,
e che vive, realmente vive,
alzando il capo al regno tuo?
Tu voli, ma conosci le leggi del volo,
che sollevano la piuma tua dal suolo?
Sai tu la differenza tra me e te,
le forze governanti e la forza di gravità?
Conosci tu l’amore?
Forse, nel tuo volare, più di me tu sai,
ché sei Anima e Natura,
che per te parla e canta,
e per me urla e minaccia.
Eppure così volle: a te le ali,
a me le braccia.
Tu voli, sia tu solo
o in gradita compagnia di tanti
a disegnare il cielo, e seguire sterminate
rotte, a governare il vento.
Io solo lascio orme sulla sabbia,
e vago in cerca dell’arcana legge
che non è formula finita,
che non è numero intero,
che è il mio vagare per la vita
oltre l’apparir del vero.
Tu voli, mentre la pioggia cade.
Pura, fresca, fluida scorre
sulle gote già segnate dal passato.
Chiudo gli occhi e volo anch’io:
sono con te, siamo nell’aria,
c’è il Sole, splende il mare luccicante.
Tu voli, Io volo,
e per il breve momento
della bambina felicità che corre,
con il silenzio imparo
a non chiedermi perché.