
“Il punto di vista” di Mariantonietta Valzano
In questo terzo millennio si stanno raccogliendo frutti che sono maturati al sole delle spinte ideologiche con i relativi fallimenti degli ultimi scorci di un ‘900, sempre più rivolto al dio danaro. Si è passati dalla scuola che prepara cittadini, con capacità critica e gestionale della Res Publica, alla scuola dei produttori e consumatori, i prosumer.
La buona scuola è questo frutto maturo di un ventennio di riforme colorate da differenti stili e sotto diverse bandiere, ma che come unica mappa RAPRESENTANO l’ideologia neoliberista. Una mappa non una strada, perché la strada si costruisce e si cambia, si è liberi di percorrere o no, la mappa circoscrive ed è obbligatoria, privando la scelta di alcuna modificazione.
Oggi gli insegnanti sono incasellati in griglie, rubriche valutative (la rubrica è un prospetto per indicare e descrivere i risultati attesi di un processo di apprendimento o di un processo lavorativo/produttivo e metterne in evidenza aspetti rilevanti relativi tanto alle prestazioni o i prodotti quanto al modo di realizzazione cioè i processi coinvolti e a indicarne il livello/grado di raggiungimento), RAV ( Rapporto di autovalutazione composto da più dimensioni delle scuola, per cogliere la specificità di ogni realtà senza riduzioni o semplificazioni eccessive; il rapporto fornisce una rappresentazione della scuola attraverso un’analisi del suo funzionamento e costituisce inoltre la base per individuare le priorità di sviluppo verso cui orientare il piano di miglioramento), PTOF(il Piano Triennale dell’Offerta Formativa, il documento fondamentale costitutivo dell’identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche ed esplicita la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa e organizzativa che le singole scuole adottano nell’ambito della loro autonomia), registri vari….. tutto questo è stato mutuato da un nuovo percorso economico, un nuovo modo di lavorare, un nuovo modo di concepire la società.
Il nuovo corso economico ha trasformato il lavoratore in schiavo, da impiegare otto, dieci ore, sottopagato, non pagato, non tutelato e non considerato nel fatto evidente che dopo sei ore di attenzione a pieno ritmo il rendimento cala vertiginosamente e di conseguenza la famigerata e agognata produzione perseguita non è più adeguata alla resa. Il frutto di questo mercato non sono persone ma individui, solo manovali acculturati e in alcuni casi eruditi ma tutti molto disperati.
Il mio disappunto è rivolto a chi ha prodotto e svilito il lavoratore costruendo, dopo aver ampiamente manipolato e pianificato, una scuola che non è altro che bacino di pesca in questo nuovo oceano di economia creativa, atta a portare guadagni a chi già ne possiede (vedi articolo precedente ndr)
Oggi nella scuola viene soggiogato il diritto alla libertà di insegnamento sancito dall’art. 33 della Costituzione che recita:
L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento. La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.
Perché tutto viene incasellato e strutturato in modo ampiamente cogente tanto da far passare sotto l’egida della oggettività dei risultati una pianificazione di ridotta formazione e coercitiva preparazione, costringendo il libero pensiero sia di chi educa, impossibilitato a seguirne le spinte creative, ma strutturando azioni didattiche secondo griglie e attività sempre più codificate in senso stretto, nonché a limitare il discente che deve apprendere solo le famigerate competenze, sacrificando la conoscenza dei contenuti che, sebbene non vengano esclusi dall’apprendimento, risultano molto ridotti, decurtando e impedendo la vera crescita culturale.
Altresì non è rispettato l’art 34:
L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.
Perché non è che promuovendo tutti o non dando gli strumenti per superare le difficoltà che si fa raggiungere i più altri gradi di istruzione, ma falsamente si manda avanti chi non ha una preparazione adeguata e li si rende alla merce di chi è più dotato di scaltrezza culturale ed economica.
Nella scuola oggi si parla molto di inclusione, si fanno corsi su corsi, si compilano moduli per condividere pratiche educative ed adeguare l’azione alla difficoltà. Ma in realtà si finisce per abbassare gli obiettivi da perseguire poiché senza le adeguate risorse, umane e non, è impossibile seguire tutti, finendo per curare la parte che è più in difficoltà e lasciando che gli altri …seguano.
L’inclusione è una strada da percorrere a 360 gradi, sia verso l’anello debole, permettendogli di colmare, ridurre lacune sostituendo strumenti di apprendimento non adeguati con altri più utili e proficui; ma anche verso l’alto, verso l’eccellenza che deve essere tutelata e incoraggiata a prefiggersi obiettivi più ampi nell’interesse di tutti. Per fare questo c’è bisogno di persone, docenti e non che siano in grado di supportare, sostenere e guidare l’azione educativa in modo individuale e puntuale. Anche in piccole difficoltà di apprendimento che poi sono quelle più recuperabili, sia per tempi brevi che per specifiche meno complesse.
Oggi a scuola si sta producendo il vero prototipo dell’individuo che è flessibile ai bisogni di un mercato utilitaristico e poco aperto alle esigenze reali di una società in balia del dio danaro che scaturisce dal rapporto produttore – consumatore…prosumers.
Complice di tutto questo le …competenze.
Bene facciamo un passo indietro.
Fino all’avvento di questa sciagurata epoca, alla base di una qualunque forma di educazione vi era la Pedagogia, frutto di un pensiero filosofico che permeava il tempo e l’evoluzione dell’uomo. In questa storia umana ogni decennio si progrediva e si rendeva la generazione successiva migliore e con una qualità di vita superiore a quella precedente. Oggi quest’ultimo punto non è proprio contemplato, ma la cosa più allarmante è che il frutto della pseudo pedagogia alla base dell’educazione è una teoria economica.
Sono stati decurtati programmi, ridotti i carichi di lavoro e non preteso il massimo perché il massimo è pericoloso. Si persegue il successo formativo come se fosse una gara di calcio o l’obiettivo manageriale di una azienda.
Conta il successo in ogni dove.
Ma forse si ha anche diritto di non averlo il successo, forse si ha diritto di essere tutelati e accolti nelle proprie particolari caratteristiche, traendo da esse i punti di forza per arricchire la vita…di tutti, perché ogni persona è importante.
Non si parla più di cittadino, critico pensante, si parla di lavoratore. Prima di essere lavoratori siamo esseri umani che hanno diritto di esercitare diritti e seguire doveri con l’appannaggio della capacità critica. Solo così siamo veramente lavoratori perché allora è possibile avere un lavoro in cui al centro ci sia l’uomo e non il lavoro fine a sé stesso. Ci hanno affamato di lavoro perché in questo modo si è potuto manipolare e far passare ogni nefanda riforma, esercizi di stile di tutti i governi, tralasciando due cose:
1 l’educazione della Repubblica deve garantire tutte le risorse della Stessa e non essere focalizzata e strutturata solo per una parte politica, abbiamo avuto riforme continue in 25 anni a seconda dei governi.
2 all’interno del processo educativo si devono far emergere, promuovere e perseguire le capacità individuali e collettive che concorrono al benessere di tutti… tutti i cittadini.
Infine, cito un ultimo articolo della nostra Costituzione, ormai quasi dimenticata…
Art. 3
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
…questo non occorre commentare.
Mariantonietta Valzano (nell’esercizio della propria libertà sancita dalla Costituzione).