No, Io non voglio ricordare
quel gelo,
quel buio,
quei lamenti,
e poi… l’attesa.
Interminabile e dolorosa.
Non mi arrenderò mai all’idea che,
chi era stato portato via
non sarebbe più tornato.
Aspettavo, aspettavo.
Speravo che mi dicessero
che si andava in luogo migliore.
Ma poi venivano e ne prendevano altre
e mi facevo piccola piccola
perché non mi vedessero,
perché non mi scegliessero.
Volevo andare via,
ma non volevo andare con loro.
Una di loro, quando veniva,
mi cercava
con lo sguardo di ghiaccio
che mi gelava il cuore.
Sembrava sorridermi,
ma non ne ho mai capito il senso.
Poi ancora lamenti e pianti.
C’era una donna che piangeva i suoi
bambini e li chiamava.
Una vecchina che chiamava il nome di un uomo,
forse il marito.
Io, in silenzio nei miei pensieri
chiamavo:
“Mamma mamma…mamma”.
Mi avevano detto che era in un altro
capanno ma non lo so…
Ho pianto tanto, sperato, tremato
di freddo, di fame, di paura….
Tante notti, per riscaldarmi un po’
mi son fatta la pipì addosso….
Mi addormentavo solo quando,
coi miei ricordi
tornavo nell’abbraccio di mia madre…
Ho anche provato rancore per lei
che non aveva saputo proteggermi…
poi piangevo di rimorsi.
Ora è finita.
Ho scoperto come funzionava
quando si usciva da lì.
Non vi dico molto,
vi dico solo
che non c’è mai fine all’annichilimento,
all’umiliazione,
al sadismo.
Finché non senti una sensazione
di vuoto e di pieno insieme,
e perdi le ultime fragili forze.
Ma prima di cadere giù
da dietro ad un piccolo vetro di una porta,
vidi ancora quegli occhi gelidi
che mi guardavano,
con alienata crudeltà.
Eppure sembravano sorridermi ancora una volta…
No, basta! Io non voglio ricordare più!
Nessuno più voglio che si ricordi di noi
già dimenticati dal mondo.
27 gennaio
Alda De Pascalis