“Papà” di Giuseppe Chiera


Quando il ricordo trabocca, allora la memoria si tramuta in versi ed emerge dal cuore una lirica che è pervasa da un sentimento di nostalgico e accorato amore filiale, che il tempo non ha indebolito. Nella poesia che presentiamo oggi, scritta da un poeta che la nostra rivista annovera tra i suoi più affezionati interlocutori, si percepisce tutto il rimpianto di “…un’assenza nelle penose notti senza luna, dell’ accurata voce”, una voce rievocata nei sogni e indimenticata il cui suono si insegue in versi di grande lirismo. [M.R.Teni]

Eterni  ricordi.

La tua presenza dentro la mia voce,

dentro un fugace e timido riflesso,

tra le pieghe estenuate del mio viso

rorido delle copiose gocce sapide,

dolenti, cristalline.

E ora attendo l’alba del domani

privo del ceppo prevalente della vita;

Ed io stesso ceppo,

scolorirò le pareti del dolore,

rimpiangerò per sempre la mia assenza

l’assenza nelle penose notti senza luna,

dell’ accurata voce

e a tratti tremula.

Nei miei pensieri muti

mi concederò il perdono,

per tutto ciò che ho perso

per le velate lacrime

che non hai mai concesso.

Ora vorrei tirarti fuori dai miei sogni

e tra la luce di un improvvido sorriso

poterti dire grazie

ed abbracciarti ancora.

Giuseppe Chiera