
“Il punto di vista” di Mariantonietta Valzano
Ho volutamente atteso qualche settimana prima di scrivere questo articolo, per comparare ciò che significa SPORT-SPORTIVITA’ FAIR PLAY nel calcio e nel resto delle discipline. Premesso il fatto che il calcio ha assunto un ruolo preminente in Europa, tale da essere una evidente realtà economica (si stima quasi lo 0,8 del PIL) di ogni Stato, non va sottovalutata la sua portata educativo-sociale che influenza il vissuto delle generazioni da ormai un secolo. Io confesso che prima della finale degli europei non ho visto una partita di calcio da circa 15 anni… Ex grande tifosa della Roma (come da insegnamento paterno) una sera di un derby di tanti anni fa ci fu un episodio che mi indusse all’istante a mollare letteralmente tale fede calcistica e cancellare dalla mia vita questo sport intriso di troppi quattrini, interessi, illeciti e leciti, millantatore di odi tra tifoserie e infine ostaggio di personaggi poco chiari.
Quindi per dirla in breve io sono rimasta per tutto questo tempo a “TOTTIGOL” e assolutamente digiuna da tutto un mondo che sinceramente mi continua a deludere.
Sicuramente non mi riferisco al gioco della nostra Nazionale, che mi è piaciuto, come anche il gioco in campo di Spagna, Belgio e Danimarca (queste sono le partite che ho visto), ma il mio disappunto è per il comportamento antisportivo a tuttotondo che ho visto in finale. Fermo restando la grande lezione di Luis Enrique e le norme di distanziamento per il COVID, io non ho proprio capito il rampollo reale caro William, brutto esempio non solo per il ruolo istituzionale ma anche ritengo come papà.
Cosa significa l’abbandono dallo stadio prima della premiazione?
Cosa significa la pletora di commenti già esultanti alla vigilia della partita, per una vittoria che sembrava destinata dal Sommo ai nativi Britanni?
Cosa significa aver relegato il nostro Signor Presidente a un lato senza neanche un saluto e un complimentarsi, di rito, semplicemente perché in ogni gioco c’è chi vince e c’è chi perde?
Vi è un’unica risposta: manca la cultura e l’educazione del rispetto del valore dello sport e dell’avversario.
In un mondo dove contano solo i primi e tutto il resto è spazzatura e scarto, il secondo posto è una ignominia!!!
Tutto questo va ad affliggere come modello dominante le nuove generazioni che non solo non sono in grado di riconoscere il valore dell’altro ma non sanno fare la cosa più importante della vita: costruire la vittoria sui mattoni della sconfitta.
Che esempio ha avuto il George di turno da un papà che invece di scendere a congratularsi con i suoi giocatori per la bella partita, premiando i nostri per la prestazione e il coraggio, ha miseramente girato i tacchi e se n’è andato come uno …uno che non ha capito che in quel momento era l’esempio per migliaia di persone.
E allora non occorre rimproverare i giocatori per essersi sfilati la medaglia d’argento poiché quella medaglia era scevra di valore. (Purtroppo ho anche appreso che questa è da qualche anno pratica comune anche per le squadre di club nostrane che giocano in Champions).
Come sono lontani i tempi di “Italia90”, Italia-Inghilterra dove alla fine i giocatori e i tifosi hanno comunque festeggiato rispettando e dando valore agli avversari pur “sconfitti”.
Come è lontana la vittoria dell’82 con il Cancelliere tedesco che stringeva la mano a un esuberante Presidente Pertini, Cancelliere che ha premiato i suoi giocatori insieme a Re Juan Carlos.
Invece che meraviglia vedere la vittoria del 3° posto alle Olimpiadi di Tokyo del canottaggio 4 senza, dell’argento del tiro al volo, del bronzo della spada femminile…e ancora l’oro del Taekwondo… argento scherma maschile e ancora… ancora …primi, secondi, terzi posti che sono arrivati e arriveranno, con il sorriso, sudore, fatica, con tanta dignità di chi si infila la medaglia, qualunque essa sia, la bacia e la porta con orgoglio, per il nostro Paese, per noi tutti.
Mariantonietta Valzano