Per la rubrica poetica “LA TUA POESIA” presentiamo il Sonetto ABAB ABAB CDE EDC – Di conoscenza – di Marisa Cossu. Quattordici endecasillabi per incoronare un sonetto nello stile più classico ed elegante, capace di racchiudere un mondo in cui “poter vedere l’essenza delle cose e sfiorare il segno dell’infinito”, per citare i sublimi versi di una poetessa dalla mirabile penna: Marisa Cossu. Nel sonetto, a rima alternata nelle prime due quartine e rima invertita nelle terzine conclusive, Marisa dà vita, con rigore stilistico, a sfumature di inestimabile profondità, conferendo al componimento altresì un tono introspettivo e di elevata sensibilità. La sua composizione, che oserei definire “sonetto moderno”, si caratterizza poi ulteriormente per il taglio intimistico che, da sapiente cesellatrice di rime qual è, rende evidente soprattutto negli ultimi versi in cui si ravvisa uno smarrimento ideologico ed esistenziale “… ci sentiamo persi, soli e smarriti, dal vuoto sommersi tra i poli opposti di forti emozioni,…”. In queste pennellate, la poetessa offre contemporaneamente un’immagine di se stessa, dei suoi stati d’animo nei vari momenti della sua vita e il sonetto, in questo senso, non è solo usato come mezzo espressivo, ma come ricettacolo di parole che assume la funzione quasi di porto sicuro e inattaccabile cui aggrapparsi in un periodo denso di incertezze. Grazie al prezioso contributo di Marisa Cossu mi è data l’occasione di parlare del sonetto e della sua collocazione nel panorama poetico attuale. Viene da chiedersi quale significato possa essere attribuito, nel ventunesimo secolo, a questa forma poetica che vanta natali illustri nella duecentesca corte siciliana per essere traghettato in zona toscana e affermarsi in seguito come una delle colonne portanti della tradizione poetica italiana. Se si riflette con un po’ di attenzione, si arriva a riconoscere che, in realtà, il sonetto non ha mai smesso di essere utilizzato: alterne vicende e svariati risultati compositivi hanno portato ad una continuità storica mai vista per un genere letterario che si protrae sin dai primi anni del tredicesimo secolo fino ai giorni nostri, riuscendo a trovare la sua essenza simbolica nelle diverse possibilità interpretative. L’adozione di versi sciolti, ad opera di una generazione di poeti – nati dopo il 1880 – dà l’avvio a modi di concepire la parola tramite il verso libero o “metrica liberata, contribuendo al momentaneo disinteresse per la tradizione classica; è come se il sonetto scomparisse dalle produzioni poetiche avanguardistiche per rientrare poi timidamente nel repertorio ungarettiano e montaliano e ricomparendo con brevi incursioni nel primo Caproni.[1]
Si deve poi al Novecento inoltrato una “riscoperta” del sonetto con un graduale interesse per la forma poetica classica e, ad esempio di ciò, è opportuno ricordare la pubblicazione del Galateo in Bosco (1978) di Andrea Zanzotto, canzoniere eclettico che raccoglie al suo interno una corona di quattordici sonetti più due, intitolata Ipersonetto., Si potrebbe affermare che progressivamente il sonetto sia tornato alla ribalta e che anche il moderno flusso di coscienza dell’io venga spesso calato in stampi formali chiusi di antica tradizione, portando nei testi dei nuovi poeti sperimentali, versi chiusi, rime, sonetti, ottave tassiane o mariniste, sestine e addirittura canzoni di foggia due-trecentesca o madrigali in versione post-moderna. Si parla in questo caso di neometricismo, una novità della poesia degli ultimi vent’anni, che si trova in Patrizia Valduga (a partire dai Medicamenta del 1982), ma anche in Riccardo Held o nella produzione letteraria di Giovanni Raboni o negli pseudosonetti” comici di Sanguineti. Tutto questo parrebbe dimostrare che il valore del sonetto sembra resistere alle più recenti operazioni metapoetiche e, anzi, accentuarsi anche dopo l’impennata neometrica degli anni ottanta e novanta. Alla luce di questa piccola digressione, il sonetto di Marisa Cossu acquista una valenza assai pregiata e denota la sua eccellente capacità creativa, suscitando la nostra ammirazione per aver portato avanti una scelta compositiva di antica tradizione. [M.R.Teni]
[1] P. GIOVANNETTI, G. LAVEZZI, La metrica italiana contemporanea, 1. Premesse teoriche, Roma, Carocci 2017
Sonetto
ABAB ABAB CDE EDC
Di conoscenza l’uomo varca il regno
alla grande scoperta del sapere
e indaga nel mistero con l’ingegno
dove l’amore genera il volere.
Sol “chi ama conosce”, questo è il pegno
di chi si affanna per poter vedere
l’essenza delle cose e sfiora il segno
dell’infinito bene, nelle sfere
del ritmico ingranaggio cuore-mente
dove nascono idee, sensi e passioni
che non capiamo. E ci sentiamo persi,
soli e smarriti, dal vuoto sommersi
tra i poli opposti di forti emozioni,
ma nulla noi vediamo chiaramente.
Marisa Cossu

ph Eleonora Mello