Il punto di vista – ” Un nuovo mondo e una nuova economia” di Mariantonietta Valzano


lente ingrandimento

“Il punto di vista” di Mariantonietta Valzano

      In questi giorni si è riunita a Bruxelles la Commissione Europea e altri organismi competenti per esaminare i piani nazionali relativi al Recovery Found. Il responso è stato reso noto ad ogni singolo Paese dell’Unione Europea dalla Presidente Ursula Von der Leyen con appositi incontri bilaterali. Noi siamo stati promossi a pieni voti… ma …. Aspettiamo di vedere se finalmente l’Unione, con un cambio di passo, arriverà a considerare come primario l’interesse del perseguire il Benessere e non solo il Produrre.

Secondo la comune opinione ci vuole un cambio di passo, una nuova Era, ma io credo che ci voglia una nuova generazione di pensiero.

Primo punto: la rivoluzione che cambia e muove le cose in modo efficace deve partire dal basso, dal tessuto sociale dei cittadini. Un cambio di passo nelle prospettive e nelle necessità prioritarie non più ancorate al consumismo, all’apparire, al successo, ma il conseguimento del Ben-essere.

Ben-essere non vuol dire solo avere successo, apparire importante, consumare e non riciclare, ben-essere vuol dire avere una vita con prospettive di lavoro che siano soddisfacenti, portino a crescere, lascino tempo libero per la famiglia e gli affetti, gli hobbies, la cultura, un accesso facile e sicuro ai servizi, uno sviluppo personale che sia perno di una migliore qualità di vita attraverso la sostenibilità non solo dello sviluppo economico ma una sostenibilità di vita…per tutti.

Il ben-essere produce un cittadino in divenire, una società in miglioramento dal punto di vista della qualità della vita che si manifesta nella piena realizzazione di sé. Un miraggio? Una utopia? Non credo sia ancora accettabile il contrario nel terzo millennio.

Oggi, dopo una pandemia che ha dimostrato quanto sia prezioso il capitale umano rispetto al dio mercato, non ci sono più dubbi sul modo in cui debbano muoversi le scelte politiche economiche e sociali: potenziamento del sistema sanitario nazionale, potenziamento del sistema scolastico per una Università di qualità e una attività di ricerca pertinente nel migliorare la qualità della vita, prevenire pandemie, curare malattie di ogni tipo, ritorno ad attività autoctone di qualità e fabbisogno, agricole, manufatturiere, artigianali, potenziando il made in Italy non solo dal punto di vista meramente produttivo ma proprio come arte, come espressione di eccellenze in ogni campo dello scibile umano.

Tra le strade che si possono percorrere, una si impernia nella possibilità che le scelte politiche incentivino il ritorno alla vita in piccole comunità organizzate. I nostri piccoli centri spopolati dovrebbero rivivere in nuove aziende agricole, di allevamento, di produzione artigianale e manifatturiero di pregio, che sono radicati in secoli di tradizione ma si sono persi a vantaggio di una industrializzazione di massa a danno di qualità e sostenibilità del tessuto sociale. In questo modo salvaguardando le doti di un territorio generoso e un Capitale Umano da troppo tempo sacrificato a logiche di mercato dozzinale e decentrato; si potrà dare non solo un nuovo impulso al Paese dal punto di vista economico, ma si potranno recuperare anche territorialmente zone in atto di decadimento e abbandono (vedi tanti antichi borghi) limitando effetti tragici dovuti all’abbandono della cura dell’ambiente prevenendo catastrofi come alluvioni, frane ecc.

Una seconda via da prendere in considerazione riguarda la politica che dovrebbe essere meno tecnocratica e più aderente al territorio. Si deve perseguire un impegno coerente e precipuo ad ascoltare le esigenze delle persone per esercitare appieno quella facoltà di percepire e rappresentare il popolo di elettori. Solo in questo modo si esercita la democrazia, una democrazia efficace dove il politico atto a governare sia realmente espressione del popolo, non di una parte di esso. Questo non è solo attinente all’elezione degli esponenti di rappresentazione ma essere dinamicamente espressione di confronto tra i diversi attori della società, le differenti parti sociali. Solo ascoltando i territori, solo favorendo il confronto tra i diversi modi di pensare e le diverse esigenze si trova la strada in cui riconoscersi come popolo.

In caso contrario, come ormai accade da almeno 25 anni, il distacco della politica dalla popolazione viene percepito non solo come tradimento e inutilità della democrazia, ma in virtù di questa politica elitaria (che appare, o vogliono far apparire, un fallimento democratico) vengono alimentate le disuguaglianze e il diverso divario sociale tra ricchi e poveri e sorge una necessità (indotta a dovere da vari interessi) dell’uomo forte, del regime autoritario.

Ovviamente in un simile stato di assetto politico se nell’agone dei partiti manca un vero leader si sostituisce con un boss, che tutto decide e tutto risolve perché il leader non è stato in grado di coinvolgere tutte le componenti sociali in un ambito democratico.

In tutto ciò la povertà crescente, la distruzione dei diritti dei lavoratori, la mancanza di una formazione efficace a creare lo spirito politico, la proliferazione di fake news, la deprofessionalizzazione del lavoro in competenti usa e getta con contratti da fame, l’insicurezza dovuta a sacche di criminalità e microcriminalità diffuse……portano ad una rabbia tale che solo un regime autoritario può impersonare la soluzione che viene millantata da più parti, una deriva naturale che sorge dal disinteresse della politica per le vere esigenze della popolazione proprio a causa di quel distacco intellettualistico della politica dal territorio dalle persone, avvenimenti noti anche in tempi passati e in altri lidi geografici (vedi la storia) e sarebbe un ennesimo fallimento (vedi sempre la storia).
Mariantonietta Valzano