
“Il punto di vista” di Mariantonietta Valzano
Da qualche giorno ho appreso, grazie ad un giro di post, della condanna a un anno e quattro mesi di una maestra di scuola primaria per abuso di mezzi di correzione. Ho subito immaginato la maestra che prende a schiaffi e calci gli inermi bimbi che, magari nell’ottica di una sana vivacità, avessero prodotto una qualsivoglia marachella.
Povera illusa che sono!
In realtà, approfondendo l’argomento sulle varie testate giornalistiche, ho appreso che la maestra ha “sgridato animatamente” degli alunni che hanno imbrattato di feci i muri del bagno, accompagnando tutto ciò con un atteggiamento di sberleffo nei confronti del medesimo rimprovero.
A fronte di questo fatto e dopo le dovute analisi, lo stesso P.M. aveva chiesto l’assoluzione della docente perché “il fatto non sussiste”, oltre alla difesa che aveva illustrato come la collega avesse rimproverato gli alunni, per inciso minacciando di ricorrere all’intervento della Preside.
In un paese civile già questo sarebbe sufficiente a far decadere ogni cosa millantata dalla parte lesa… Anzi, in paese civile, il fatto non si sarebbe proprio verificato.
Invece, nel nostro amato territorio Nazionale, il Giudice incaricato a presiedere il procedimento ha, di sua sponte, condannato la maestra ad un anno e quattro mesi per “abuso dei mezzi di correzione”.
Ora vorrei sapere se un domani quel giudice potrà dirmi quale “abuso” abbia commesso e se, in altri tempi, quello dei miei genitori,ad esempio, quando si prendevano gli studenti a bacchettate per molto meno, che tipo di reato si sarebbe perpetrato e che condanna sarebbe dovuta essere comminata.
Indubbiamente non sto giustificando le bacchettate, ma spargere di feci uno spazio pubblico, che deve essere utilizzato da tutti, (qual è lo spazio scolastico), é un atto che va redarguito in modo netto e assertivo, con fermezza e senza giustificazioni. Perché? Perchè é semplicemente un atto che denota disprezzo per l’altro, chiunque esso sia. Bisogna tornare a dare valore alle azioni e attribuire responsabilità, per conferire significato e valore alla formazione scolastica, in senso lato “ALLA SCUOLA”. Oggi é tutto intriso di relativismo, un’assenza di raziocinio nell’attribuire il valore delle cose e delle persone che, di conseguenza, non sono più chiamate a rispondere delle loro azioni, ma cedono il passo nel limbo del giustificativismo che porta alla insoddisfazione di una delle più antiche necessità umane: l’avere uno scopo nella vita. Poi ci meravigliamo delle risse o dei pestaggi per futili motivi che sovente si consumano nel mondo giovanile con indifferenza di censo e di ceto.
Con questo non si deve cedere all’autoritarismo della “bacchettata” di antica memoria, ma si deve costruire una istituzione di significato e valore che va rispettata, come va rispettato chi lavora e chi la frequenta.
E allora lo scandalo della Preside che ha una liaison con uno studente?
Ultimamente, un trafiletto di giornale ha chiarito che la Dirigente non è imputabile su niente…forse si sarebbe dovuto approfondire e spiegare meglio l’intera vicenda, per certi aspetti molto oscura visto che gli studenti intervistati dicevano di continuo che la Dirigente si era presentata in malo modo, con una circolare sul decoro dell’abbigliamento da tenere… È forse una montatura? O una caduta diseducativa?
E in tutto questo fango, l’intero corpo docente che cerca di formare i cittadini come ne esce? Cosa deve fare? Arrendersi ad una facente funzione di baby sitteraggio per i più piccoli e degli chaperon per i più grandi o percorrere la difficile strada di Aristotele, che ha formato Alessandro Magno, cercando di dare una visione del mondo, oppure di Don Milani che ha fatto fiorire boccioli di uomini e donne, dimostrando al mondo che non esistono gli incapaci, ma solo persone che in potenza possono essere fulcro di una società che non deve più essere protesa a escludere e settorizzare? Forse non si dovrebbe tornare a pensare che il centro della stessa civiltà si gioca proprio sulla scuola e che bisogna valorizzare i docenti e non delegittimarli, per poter formare i cittadini e non pecore o lupi?
Ma, attualmente, la scuola é…. inesorabilmente morta e con essa tutti gli insegnanti che ci credono… nonostante tutto, ancora ci credono.
Mariantonietta Valzano
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Sembra da tanti episodi che si preferiscano insegnanti robot/algoritmi come se la relazione vera e ricca di valori non fosse più possibile . Ma è la relazione che da’ serietà alla istituzione e i limiti ne confermano il ruolo.
Mi ricorda una situazione adolescenziale con genitori impediti a essere tali .
Ottimo articolo e ottimo spunto per una discussione .
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