“Laggiù, presso il Salice” di Antonio Teni

Una lirica che denota una  dignità di stile di incomparabile eleganza, volta all’ascolto di un’interiorità che si dibatte, inquieta, tra i sentieri dell’esistenza. Il poeta si affida a parole mute che, tuttavia pur nel loro silenzio, lo conducono ad una navigazione in un mare di suggestiva atmosfera sinestetica che raccoglie  il suo andare incerto. Preziosismi classici e rimandi letterari emozionano per l’ardente passione con cui esprimono sensazioni di eterna illusione mentre tra crepuscoli e aurore la vita si avvia verso la metaforica “valle di azzurri silenzi”. [Maria Rosaria Teni]

E poi camminerò verso il silenzio
delle parole…
Per le città ubertose di solitudini
dove i sogni dei reietti affogano nella babele di lingue,
che mai s’intenderanno.
E verso il silenzio delle parole
me ne andrò…
A cercare, come un figlio,
il mare e il suo profumo.
E la salsedine delle burrasche e
delle maree salirà
a invischiare le caravelle
del mio inesausto guardare.
Da davanzali e pazienti balaustre,
più in alto dell’albero maestro e oltre,
s’involerà lo sguardo
per scorger nuove terre.
Navigando verso il silenzio
degli uragani e delle parole.
Sulle rotte della notte,
verso il silenzio delle parole,
di me racconterò a un brillio
di stelle.
Ah la strada dei giorni,
quando scorrazzando erravo!
Monca di lazzi e batticuori,
da un pezzo, si tace.
Solo, nel mio farmi
muraglia di silenzio
alle speranze del cuore…
inultimente sbocciate.
Indifferente al distendersi delle colline
sul mare…
Il mare che sempre le isole del
mito offrì al veleggiar mio dolce!
E già mi stempero nel colore che
che scioglie i contorni delle cose.
E il bianco della tela
non più brama,oramai,
le forme e il paesaggio.
Sicuro, a passo svelto,
verso il silenzio delle parole!
Già mi profilo nell’iride ferrigna
del crepuscolo,
dove il fatato rinascere
dei sogni si perde nel paese
conosciuto ai tramonti e ignoto
ai risvegli.
Il tempo,
magico pifferaio,
suona la grave Pavane di Fauré
e presso il muto salice,
dove appesa è la cetra,
sull’acque verdi fluire vedo
Ofelia l’eterea.
D’erbe vestita e fiori,
che scorre silente
sull’acque…
Sparsi i lunghi ramati capelli,
tra giunghi e ninfee trascorre
silente, leggera.
Di Lei e del suo dolore,
della sua dolce follia,
chi più rammenta?
Ma gli arcobaleni nati dai suoi
capelli e i fiumi sorti dalle sue
bianche dita profondamente
ricordano…
Un po’ d’azzurro in questa triste
storia lieve come il profumo,
che parla di noi,
fragile umanità che sempre
ama sognare…
Lo so, che laggiù una valle di
azzurri silenzi m’attende:
silenzio fiorito di eteree parole!
Ma…oh bellezza del vivere
oltre il silenzio della strada!
Lontano gia s’ode, oltre i monti,
il vociar della luce…

Antonio Teni

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Informazioni su culturaoltre14

Rivista culturale on line creata e diretta da Maria Rosaria Teni. Abbraccia diverse prospettive in ambito culturale, occupandosi di letteratura, studi filosofici, storico-artistici, ricerche scientifiche, attualità e informazioni varie sul mondo contemporaneo. Dedica particolare attenzione alla poesia ed alla narrativa, proponendo testi, brevi saggi, dissertazioni, racconti, riflessioni, interviste e recensioni.
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