IL PUNTO DI VISTA – “Maria Fida Moro – la dignità e la compostezza ” di Mariantonietta Valzano


Da pochi giorni è trascorso l’anniversario del rapimento di Aldo Moro in via Fani.

Ho visto il video in cui Maria Fida Moro rispondeva alla brigatista Barbara Balzerani in seguito alla sua espressione di disturbo per la commemorazione del tragico evento. La brigatista liquidava con l’epiteto “che palle st’anniversario” tutta la rievocazione dell’accaduto: la strage degli uomini della scorta e la conseguente cattura di un uomo politico che di lì a poco avrebbe fatto della storia un nuovo corso, probabilmente cambiando le sorti di noi oggi, con un patto che, oltre ad essere ‘compromesso storico’, sarebbe stato una rivoluzione per il mondo suddiviso e diviso in due blocchi comunista e capitalista.

Ripercorriamo gli eventi.
Il 16 marzo 1978 l’onorevole Aldo Moro esce di casa alle 8.55 per recarsi a formalizzare quell’accordo sancito con una stretta di mano con Enrico Berlinguer. Il nuovo governo presieduto dalla Democrazia Cristiana avrebbe avuto in Parlamento la fiducia del Partito Comunista Italiano.
Arrivati all’incrocio con via Mario Fani un commando di Brigatisti coordinati da Mario Moretti, capo della colonna romana, blocca la macchina su cui viaggia Moro e quella che ne fa da scorta. Avviene un cruento scontro a fuoco.
Cinque saranno i morti lasciati sul campo, in onore a quella democrazia che hanno tutelato e protetto in ordine alla costituzione.
Aldo Moro viene rapito, coperto con un plaid, fatto salire prima su un’auto poi trasbordato su un pulmino e condotto in un appartamento di via Montalcino. In seguito si verrà a sapere che quell’appartamento era insito in un palazzo del SISMI.
Durante i 55 giorni di prigionia lo statista viene sottoposto al processo del popolo, scrive un memoriale mai ritrovato e diverse lettere in cui chiede l’intervento dello Stato, che si era dichiarato contrario ad ogni tipo di trattativa.
Alla fine Aldo Moro viene ucciso e il suo corpo fatto ritrovare in via Caetani a metà strada tra la sede della DC e vicino alla sede del PCI.

Questi i fatti crudi, senza interpretazioni. Senza appelli….

Per chi volesse approfondire la vicenda che, ancora oggi è e resta una ferita nell’onore e nella vita politica di uno Stato dilaniato in quegli anni bui, detti anni di piombo, in cui è ormai assodato l’intervento della Gladio e dei vari attori stranieri, si rimanda al bellissimo film di Renzo Martinelli ‘Piazza delle cinque Lune’ e al documentario di Ezio Mauro ‘Il Condannato’ trasmesso da Rai 3 il 16 marzo.

Mi limito a dire due cose:

  1. Aldo Moro è Stato sacrificato ad una ragione di stato che ci ha impedito di sperimentare una democrazia attiva e che probabilmente ha messo sempre paura,
  2. né la Russia comunista né gli Stati Uniti vedevano di buon occhio l’accordo fatto da Moro e Berlinguer, a tal proposito quest’ultimo era visto come un pericolo dal mondo sovietico per la sua palese avversione a ogni tipo di dittatura.

Nessuno saprà mai come sarebbe stato il nostro tempo se la questione morale politica si fosse sposata con un nuovo corso economico e sociale ispirato dalle due figure politiche guida dei maggiori partiti di quel tempo. Certo è che sarebbe stata una rivoluzione civile e culturale scaturita dalle urne e non dai coltelli o fucili.
Sarebbe stata … democrazia.
E mi permetto di sottolineare che avremmo dato a tutto il mondo lezione di democrazia. Il popolo italiano sempre bistrattato e deriso sa essere grande.
…ma ci sono equilibri e ragioni di stato che non si possono discutere.

In un passo del film di Martinelli c’è una frase che spiega il tempo passato molto bene: ‘’Il rapimento di Moro è stato deciso a Yalta’’.
Torniamo a Maria Fida.
Barbara Balzerani era la compagna di Moretti, uno degli ideatori del rapimento. Ha dichiarato con insofferenza che il quarantennale dell’evento ha comunque prodotto morte e dolore. La figlia di Moro ha reagito con compostezza e signorilità, con cui pochi hanno dimestichezza, affermando che chi ha causato tanta sofferenza non ha diritto di essere ‘’stufa’’ dalle conseguenze di ciò che hanno fatto.

Io voglio solo manifestare la mia ammirazione e la mia vicinanza ad una donna, una famiglia che, insieme alle altre, quelle dei membri della scorta, hanno subito la lama del dolore che ha cambiato loro la vita per sempre.
La vicenda ha colpito tutti in qualche modo. Anche noi, inermi spettatori di un teatrino tragico che ci ha legato in un destino condotto da altri, in nome di dubbi principi, per scopi che il divenire politico dei nostri tempi ha reso sempre più noti. Forse la dignità non è appannaggio di tutti, ma il buon senso dovrebbe esserlo. E in questi casi la riflessione potrebbe essere una buona pratica da seguire per chi ha seguito un ideale confutato dalla Storia, non studiata mai abbastanza.
Concludo auspicando che nelle scuole si possa approfondire quel momento storico e che possa insegnare alle nuove generazioni una strada differente per perseguire il progresso culturale, politico e sociale di cui il nostro tempo ha tanto bisogno.

Mariantonietta Valzano