Nella vacua impalpabile coltre
umida che precede il giorno
sento fluttuare la polvere delle ore
che verranno, le sento cullarsi
incerte se il sole attendere
o arrendersi prima, prima di avere
un raggio di speranza accarezzato.
Un miagolio disperato, forse d’amore
una danza, una lotta, un implume
pigolio, e pezzi di sogni ovunque sparsi
come d’uno specchio ferito frammenti.
Mi volto a racimolare di gioia un seme

Frederic Edwin Church, Levar del sole, 1847
piantato di recente: molle la terra
lo ha celato, dormiente o in agonia
così scavo e scavando un piede
affondo in quell’attimo che alla
vita
alla quotidianità, implacabile,
dà il via.
Ester Bonelli
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