Tre giorni fa
ho bruciato il sugo,
l’ho dimenticato sui fornelli
mentre ti pensavo nel cortile:
sentivo appena l’odore del basilico
e dei giorni che scordasti qua.
Ho conservato il tuo maglione sul comò
e le foto lontane di te che mi tenevi la mano;
adesso sono in quella raccolta della nonna
che mi pregavi di riempire
con le mie cose belle.
In fondo le mie cose belle erano poche,

Edvard Munch, Paesaggio invernale, 1906
per esempio,
quella volta che il tempo si fermò
perché c’era la neve e vivevamo in
campagna,
quell’amica con cui da bambina
raccoglievo
le margherite nel patio del vicino,
il gioco che facevamo quando entravi in casa,
le scarpe nuove,
la cura e la dedizione di ogni inizio.
Avevo paura della fine delle cose,
perché per me la fine non era mai esistita,
io scrivevo storie fantastiche
ma alle chiose non ci avevo pensato mai.
Mi sembrava troppo ingiusto
fermare quella corsa:
io a nove anni,
della fine,
conoscevo solo il pianto,
che mi sembrava poesia.
Gloria Ronco