Giorgio Manganelli, autore di numerose opere dalla prosa elaborata e complessa, è uno dei teorici più coerenti della Neoavanguardia.
Calvino scriveva che Giorgio Manganelli precipitò come un meteorite nei cieli poco nuvolosi della nostra letteratura. Nella scrittura di Giorgio Manganelli esiste soprattutto un infinito labirinto, un’ironia e un enigma. Giorgio Manganelli riesce a coniugare momenti dell’ironia con il nulla come uno stato di angoscia crescente. L’ ironia è un percorso di iniziazione e di crescita e il nulla, fuori dal flusso di situazioni a spirale, occupa secondo Giorgio Manganelli un posto fondamentale nel costituirsi della coscienza.
Leggiamo (Giorgio Manganelli Afrore, rivista Leggere 1992, numero 41 anno V). “Nulla è nero; un nero notturno, anzi propriamente una notte infinita, una notte annottata, un nero annerito, un buio oscurato, un tenebrore abbuiato; un amplesso di taciturne ombre, immoto e infecondo. Il nulla è res al medesimo titolo di un annuario telefonico o gatto domestico… C’è una dicotomia di nulla e niente ma il niente ha in uggia il nulla e lo accetta solo come luogo per esercitazione dei suoi non denti… Niente e nulla sono due modi diversi, sono luoghi… C’è una ironia del nulla è la finzione che il nulla esca da sé medesimo, sbattendo la porta, e si trovi nel deserto del fuori da sé, che tuttavia non è che una forma del medesimo nulla. Il niente è mascolino, taciturno, spocchioso, dinamico solo per ferocia o per naturale estensione, la sua ambizione sarebbe di avere i denti, sebbene sia perfettamente silenzioso, il suo silenzio corrisponde al grado che nel regime dei suoni è tenuto dal digrignamento, dal rantolo dal borborigmo; ma insieme possiede, codesto silenzio, una qualità sintattica che è ignota a quei versi torbidi e solitari; per cui potremmo raffigurare il suo silenzio come un legare assieme dei suoni silenziosi, cosi che formino un disegno immobile e ferreamente organizzato.”
Per Giorgio Manganelli, il nulla è una creazione dalla nostra genialità, una maniera del mondo che respira dall’ironia, come una poesia comincia a inventare sé stessa. E, ancora, scriveva “Solo del nulla si fa pasta, per l’essere il niente scostante è costantemente frontale, giustinianeo. Il nulla è naticuto – metaforicamente s’ intende.”
Apostolos Apostolou
Scrittore e professore di filosofia